“Taglieremo acqua e luce alle camicie rosse”. Cresce la tensione in Thailandia

Pubblicato il 12 Maggio 2010 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA

Continua la protesta delle camicie rosse in Thailandia

Situazione ancora rovente in Thailandia. Si avvicina un intervento militare contro le migliaia di camicie rosse che occupano il quartiere commerciale di Bangkok. Mettendo in pratica l’ultimatum dato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva ai manifestanti antigovernativi, l’esercito thailandese intende isolare dalla mezzanotte di stasera (le 19 in Italia) Il capo dell’esercito ha minacciato di infatti di chiudere gli ingressi al presidio dei manifestanti anti-governativi nel centro di Bangkok  e di tagliare luce e acqua ai dimostranti, le cosiddette “camicie rosse”, che sostengono l’ex premier deposto Thaksin Shinawatra e chiedono le dimissioni dell’attuale premier.

“E’ l’inizio delle misure per la piena applicazione della legge. Dopo mezzanotte le autorità non lasceranno più entrare nessuno” ha detto un portavoce del capo dell’esercito, Sansern Kaewkamnerd dopo una riunione dei vertici con il governo in mattinata. “Se non se ne andranno oggi, inizieranno le misure”, ha aggiunto, ipotizzando che se queste misure non fossero sufficienti le forze armate potrebbero ricorrere alla forza per disperdere i manifestanti.

Le autorità tailandesi hanno inoltre chiesto agli abitanti del quartiere di Bangkok occupato dai manifestanti anti-governativi di evacuare le loro case. “Diciamo agli abitanti di questa zona: per favore lasciate il quartiere – ha detto il colonnello Sunsern Kaewkumnerd -. Dopo mezzanotte le autorità non lasceranno più entrare nessuno”.

“Se i manifestanti hanno sinceramente accettato il piano di riconciliazione nazionale come dicono, allora dovrebbero andare a casa entro il 12 maggio e discutere successivamente degli altri dettagli” aveva detto nei giorni scorsi il primo ministro tailandese. E la dimostrazione di forza di oggi fa capire che la pazienza delle autorità è agli sgoccioli, dopo che gli oppositori che hanno accettato la proposta di andare a elezioni il 14 novembre. Le camicie rosse avevano però accompagnato il loro “sì” a una serie di richieste supplementari, tra le quali figurava l’obbligo per il vicepremier Suthep Thaugsuban di consegnarsi alla polizia in relazione alle violenze del 10 aprile. Ieri Suthep si è effettivamente presentato al Dipartimento delle indagini speciali (Dsi), ma ha appreso che contro di lui non c’é nessuna accusa.

Il presidio delle “camicie rosse”, una sorta di accampamento fortificato che comprende diversi centri commerciali e hotel di lusso costretti alla chiusura, prosegue da cinque settimane in un’area di tre chilometri quadrati. Gli oppositori di Abhisit, tra cui figurano anche donne e bambini, non si fanno intimidire da queste minacce ed hanno fatto sapere che nonostante le minacce dell’esercito del non fermeranno le proteste. “Nessuno, tra le camicie rosse, ha paura della minaccia di tagliarci l’acqua e la corrente. Inseguiremo i soldati a mani nude, anche se ci sparano con i fucili”, ha detto Weng Tochirakarn, uno dei leader.