Le camicie rosse dei garibaldini confezionate in terra padana

Pubblicato il 21 Aprile 2011 - 08:07 OLTRE 6 MESI FA

GANDINO (BERGAMO) – Hanno un bel parlare di secessione e di Lega, nelle valli della bergamasca, ma l’Italia unita è anche affar loro, eccome. Almeno per quel che riguarda i vestiti, quelli che al cinema si chiamerebbero “costumi”. È qui, tra la pianura e le Alpi che, 150 anni or sono, a Gandino (provincia di Bergamo) gli artigiani tessitori, cucirono e colorarono le Camice rosse dei Mille, il cui colore esatto, per gli amanti dei dettagli, si chiama appunto, «scarlatto di Gandino».

In questo piccolo centro dell’alta Lombardia si è svolta, per l’anniversario dei 150 anni dell’Italia unita, una delle iniziative più interessanti delle celebrazioni: le antiche macchine, gli antichi telai sono stati fatti ripartire, per produrre, di nuovo ma con la stessa tecnica di un secolo e mezzo fa, 150 camicie rosse.

Sono più di 14 le aziende della valle coinvolte, a cui se ne sono aggiunte due di Sorisole e Valle Imagna. «Il felice “trait d’union” tra la valle e l’Eroe dei Due Mondi – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – fu Giovan Battista Fiori, imprenditore gandinese che operava a Milano e che si adoperò per produrre in gran fretta le camicie delle truppe garibaldine. Per farlo mise insieme in poco tempo quello che oggi potremmo definire un “pool” di imprese. Riscontri documentali identificano in un’antica tintoria vicina alla fonte Concossola (nei pressi di Gandino), la “Tintoria di Prat Serval”, il luogo dove le camicie furono tinte.

Su quello stabile, ora in disuso, fu posta una lapide: “Qui arte vetusta tinse le camicie rosse, che sangue generoso avrebbe ritinto nelle battaglie della libertà”. E non c’è niente da fare, di camicie verde Padania non c’era (ancora) traccia.