Taiwan/ Nuove stime sui morti provocati dal tifone Morakot. Per il presidente Ma sarebbero già 500

Assume proporzioni sempre più catastrofiche il recentissimo passaggio su Taiwan del tifone Morakot. Il computo dei morti accertati al momento resta fermo a 117 ma, secondo lo stesso presidente taiwanese Ma Ying-jeou, il bilancio complessivo appare destinato a superare il tetto delle 500 vittime. Di ora in ora si fa sempre più concreta l’ipotesi che circa 380 persone abbiano perso la vita rimanendo sepolte sotto la coltre di fango e detriti che hanno cancellato il villaggio di Hsiaolin, tra le montagne nel sud dell’isola, travolto da un gigantesco smottamento, a sua volta provocato dalle piogge torrenziali scatenate dal tifone.

Fonti presidenziali hanno riferito che l’ammissione è stata fatta da Ma nel corso di un vertice del gabinetto ristretto per la Sicurezza. La prospettiva è dunque di un’ecatombe almeno cinque volte più grave rispetto alle stime ufficiali. Il governo di Taipei deve anche fare i conti con le furibonde polemiche, alimentate dalle forze di opposizione ma anche dagli stessi sopravvissuti a Morakot, per la lentezza e l’inefficienza delle operazioni di soccorso: un passo falso che rischia di costare caro al Kmt, il Partito nazionalista del presidente, nelle elezioni amministrative in programma per il prossimo dicembre. Una sconfitta elettorale metterebbe a repentaglio l’intera linea politica di Ma, al potere da poco più di un anno, che ha puntato tutto sul riavvicinamento con Pechino.

Morakot ha comunque ucciso alcune persone anche una volta approdato sulle coste orientali della Repubblica Popolare Cinese, quando fra l’altro era ormai degradato a semplice tempesta tropicale. Nel frattempo, a quasi una settimana dall’abbattimento del tifone su Taiwan, le squadre di salvataggio stanno ancora incontrando enormi ostacoli per raggiungere le aree più remote nell’interno dell’isola, dove numerose località rimangono isolate e prive dei servizi di base. Si calcola che ammontino a oltre 15 mila gli abitanti bisognosi di assistenza urgente, per prestare la quale sono stati mobilitati più di 50 mila soldati. Morakot ha spazzato via un totale di 34 ponti e ha distrutto 253 tratti stradali; si stima in tre anni almeno il periodo di tempo che sarà necessario per le riparazioni.

La calamità naturale nel complesso ha provocato danni alle infrastrutture e all’agricoltura per un controvalore globale valutato nell’ordine dei 30 miliardi di dollari taiwanesi, pari a quasi 19,4 milioni di euro. Per la ricostruzione dovrà essere investito l’equivalente di oltre 80 milioni di euro: all’incirca lo stesso ammontare stanziato a suo tempo dalle autorità per sopperire alle devastazioni lasciate dal terremoto che nel ’99 uccise 2.400 persone. A breve, gli agricoltori riceveranno per intanto per tre miliardi di dollari locali, poco meno di due milioni di euro.

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