Terremoto in Turchia: stanno bene gli italiani superstiti

Pubblicato il 24 Ottobre 2011 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 24 OTT – "Un'esperienza inimmaginabile": così Costanza Ugolini descrive il terremoto di ieri, nella Turchia orientale. Insieme al padre Roberto e alla madre Gabriella, Costanza vive a Van, nella Turchia orientale, dove al momento sono 217 i morti accertati in seguito al sisma che ha colpito domenica la regione. Gli Ugolini, originari di Firenze, sono gli unici italiani residenti a Van.

Raggiunta al telefono poche ore fa da popoli.info, mensile dei Gesuiti, Costanza ha raccontato che lei e i suoi genitori stanno bene ma hanno perso la casa, un appartamento al quinto piano di un palazzo che non è crollato, ma è inagibile. Hanno trascorso la notte in auto, come moltissima gente spaventata. Le temperature sono molto rigide, nella zona in questi giorni ha già nevicato.

"La scossa è stata violentissima – ha detto ancora – ed è durata oltre 30 secondi. In casa crollava tutto: mobili, intonaco, e tutta la roba che avevamo. Durante la scossa ci siamo abbracciati aspettando che si aprisse una voragine sotto di noi o che ci crollasse addosso il sesto piano. Invece siamo riusciti a scappare e a prendere la macchina ma una volta fuori ci sono state altre violenti scosse e quindi non potevamo proseguire. La gente scappava dalle case urlando".

La situazione, ha spiegato, resta estremamente confusa, anche se da questa mattina è ripresa l'erogazione di corrente elettrica. Gli Ugolini vivono dal 2000 in Turchia. La famiglia è principalmente impegnata nell'accoglienza e nell'aiuto di migliaia di afghani costretti ad abbandonare il loro Paese per motivi religiosi e politici.

Costanza lavora in un'associazione cui si rivolge la maggior parte delle donne afghane che arrivano nella città di Van, la prima dopo il confine iraniano, e dove ha sede un ufficio dell'Unhcr, l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati.

"La nostra presenza in Turchia trova senso nel desiderio di vivere insieme a queste persone la vita di ogni giorno: noi, una famiglia cristiana, in mezzo alle altre famiglie musulmane": queste le parole di Roberto, il padre, che nel numero di marzo di Popoli aveva raccontato la storia della sua famiglia e i motivi per cui da undici anni si sono trasferiti nell'Est della Turchia.