Terremoto Indonesia magnitudo 5.8: e intanto Krakatoa minaccia ancora

Terremoto Indonesia 28 dicembre magnitudo 5.8: e intanto Krakatoa minaccia ancora
Terremoto Indonesia magnitudo 5.8: e intanto Krakatoa minaccia ancora (foto Ansa)

GIAKARTA – Una scossa di terremoto di magnitudo 5.8 è stata registrata la mattina del 28 dicembre (poco dopo le 4:00 in Italia) in Indonesia, dove il giorno precedente l’agenzia per la gestione dei disastri ha alzato il livello di allerta, da 2 a 3 (un gradino sotto il massimo), per il vulcano Anak Krakatoa.

L’epicentro del sisma, riporta l’Istituto geologico americano (Usgs), è stato rilevato a 70 km a sud di Manokwari e l’ipocentro a 55,5 km di profondità. Per ora non si hanno notizie di vittime o danni.

Il vulcano Anak Krakatoa tiene ancora sotto scacco l’Indonesia: le autorità hanno alzato il livello di allerta, dopo una serie di eruzioni che fanno temere nuovi tsunami, come quello di sabato scorso che ha provocato almeno 430 morti. Il traffico aereo ha subito pesanti rallentamenti, con tutti i voli deviati su altre rotte. Nel paese in ginocchio si continuano a contare danni e vittime, e come se non bastasse le migliaia di sfollati lamentano la mancanza di acqua e beni di prima necessità.

Sei giorni dopo aver sprigionato la sua furia distruttiva, l’Anak Krakatoa non accenna a calmarsi. Anzi, l’agenzia nazionale per la gestione delle calamità ritiene che possa esserci un nuovo cratere sotto i fondali e sono state registrate eruzioni di lava di breve durata, ma accompagnate da esplosioni.

Così l’allerta è salita dal livello 2 al 3, un gradino sotto il massimo. Il perimetro di sicurezza è stato esteso a cinque chilometri intorno al vulcano, che si trova nello stretto di Sunda tra Java e Sumatra. Con il diffondersi della cenere in aria, a causa dei forti venti, decine di voli, comprese alcune tratte internazionali, sono stati deviati, ed ai residenti è stato consigliato di indossare maschere e occhiali, e comunque di tenersi lontani dalle spiagge. Anche perché il mare è molto agitato e grosse onde si abbattono soprattutto sulla costa occidentale dell’isola di Giava.

La macchina dei soccorsi procede con difficoltà. Almeno 20.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e molte sono ammassate in rifugi temporanei come le moschee delle scuole, costrette anche a dormire sul pavimento. Secondo le testimonianze, inoltre, scarseggiano acqua, farmaci, vestiti e coperte. E l’atmosfera è elettrica: la Croce Rossa ha constatato che le persone sono nervose per il continuo rincorrersi di voci su imminenti nuovi tsunami. Non sono mancati episodi di panico, con fughe precipitose di gruppi di persone verso zone più alte.

Cresce anche l’ansia di molte famiglie che non riescono a trovare i loro congiunti. All’appello continuano a mancare circa 150 persone, e in certi casi si inviano campioni di dna agli ospedali per cercare una corrispondenza con i corpi delle vittime non ancora identificati. Nel frattempo, i volontari faticano a raggiungere le zone più remote del paese. Nella città di Sumur, isolata dallo tsunami, si lavora per ricostruire ponti con improvvisati blocchi di cemento.

Lo stato di emergenza rimarrà in vigore fino al 4 gennaio, ma l’Indonesia appare sempre più esausta. Con le ferite ancora fresche per il devastante terremoto che appena tre mesi fa colpì l’isola di Sulawesi, provocando oltre duemila morti.

Gestione cookie