Terrorismo: attentato sull’Amsterdam-Detroit, ecco il viaggio dell’attentatore

L'aereo della Delta ferno sulla pista di Detroit dopo il mancato attentato

Il giorno dopo il fallito attentato all’aereo della Delta si intensificano le indagini sull’identità e sul viaggio dell’attentatore. Secondo quanto raccolto finora Abdulmutallab è figlio di un importante dirigente bancario nigeriano, Alhaji Umaru Mutallab, che è stato ascoltato dalle autorità di Abuja; proprio il padre si sarebbe recato sei mesi fa presso l’Ambasciata statunitense ad Abuja per manifestare le proprie preoccupazioni per le posizioni radicali del giovane: di qui l’inclusione di Umar nella lista dei sospetti terroristi tenuta dalle autorità statunitensi.

Secondo altre fonti tuttavia il nome del giovane figurava sull’elenco già da due anni, sebbene non fosse tra coloro cui veniva negato l’ingresso negli Stati Uniti. Secondo quanto riporta il quotidiano nigeriano This Day, la famiglia di Mutallab possiede un appartamento nel centro di Londra, perquisito sabato dalla polizia britannica; il giovane era iscritto alla facoltà di ingegneria del London University College ed aveva recentemente lasciato la capitale per recarsi prima in Egitto e poi negli Emirati Arabi, da dove aveva scritto ai familiari affermando di non voler più avere alcun contatto con loro.

In seguito avrebbe viaggiato nello Yemen, dove secondo gli inquirenti avrebbe ricevuto l’esplosivo e le istruzioni per l’assemblaggio, circostanza non ancora confermata ufficialmente. Sempre secondo il quotidiano Umar si era fatto notare per il suo radicalismo islamico fin dall’adolescenza; il padre – che ha creato la prima banca islamica nigeriana – si sarebbe detto sorpreso che al giovane fosse stato concesso il visto d’ingresso negli Stati Uniti, visti i suoi avvertimenti; circostanza confermata dalle autorità aeroportuali olandesi, secondo le quali Umar era in possesso di documenti validi.

Le autorità britanniche avevano invece revocato nel maggio scorso il visto di ingresso nel Paese di Mutallab: come riporta il settimanale The Sunday Times il 23 enne nigeriano era anzi stato sorvegliato dai servizi segreti ma era stato ritenuto troppo poco pericoloso per costituire una minaccia; dopo aver lasciato Londra nel novembre scorso, aveva fatto domanda di ingresso nello scorso maggio ma il visto gli era stato rifiutato perché voleva iscriversi ad un college non considerato un’autentica università. Poi Abdulmutallab avrebbe acquistato il biglietto Lagos-Amsterdam-Detroit da 2.831 dollari nell’ufficio della Klm di Dacca, Ghana, lo scorso 16 dicembre, con ritorno previsto l’8 gennaio.

Stando alle prime risultanze dell’inchiesta condotta dalla polizia olandese, Mutallab si era imbarcato su un aereo ella Nothwestern Airlines in partenza della Nigeria; la compagnia aerea statunitense aveva trasmesso alle autorità federali – seguendo le procedure standard – la lista dei passeggeri con i loro dati personali, tra cui quelle dell’attentatore, ricevendo il via libera per il decollo. Una volta giunto a Schipol il giovane si è poi imbarcato sul volo per Detroit, assicurato dalla Northwestern Airlines ma effettuato da un apparecchio della Delta, di proprietà dello stesso vettore; sui due apparecchi non sarebbe stato presente alcun «sceriffo dell’aria», secondo quanto riferito da fonti governative statunitensi.

Mutallab avrebbe utilizzato «una siringa per iniettare una sostanza chimica liquida in una polvere che aveva nascosto sul corpo», una tecnica «mai osservata fino ad ora» e che rende impossibile la scoperta dell’esplosivo attraverso i normali controlli a raggi X. Secondo alcuni esperti tuttavia la descrizione omette la presenza del detonatore, necessario per innescare l’esplosione e che invece avrebbe dovuto essere rilevato, per quanto piccolo, oltre a provocare gravi ustioni all’attentatore rimasto invece ferito in modo lieve.

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