Terrorismo: allarme attentati negli Usa, sale la tensione con l’Iran

NEW YORK – Allarme in Usa per possibili attentati a obiettivi israeliani e sauditi sul proprio territorio. Attentati dietro ai quali ci sarebbe il governo dell’Iran. E la tensione tra Washington e Teheran sale, nonostante la secca smentita delle autorità iraniane. Nel dettaglio, l’Fbi e il Dipartimento della giustizia americano hanno accusato due agenti legati alla Guardia rivoluzionaria iraniana di preparare una serie di attacchi, tra cui l’uccisione a Washington dell’ambasciatore saudita negli Stati Uniti, Adel al-Jubeir.

A confermare l’esistenza di un complotto è stato il ministro della giustizia, Eric Holder, spiegando che i due accusati ”hanno confessato”. Gli agenti iraniani – secondo quanto si apprende – stavano lavorando anche ad attentati contro le ambasciate di Israele e Arabia Saudita in Argentina. Il presidente statunitense, Barack Obama – secondo quanto riporta la stampa americana – sarebbe stato messo immediatamente al corrente della situazione in giugno, quando il presunto complotto è stato scoperto.

Secondo le prime ricostruzioni, gli investigatori sarebbero arrivati a scoprire l’esistenza del complotto dopo aver incastrato un cittadino americano di origini iraniane che si era messo in contatto con un investigatore statunitense, credendo fosse un uomo legato ai narcotrafficanti messicani. Erano questi ultimi, infatti, che avrebbero dovuto portare a termine l’attentato contro l’ambasciatore saudita a Washington, dietro il compenso di 1,5 milioni di dollari.

A questo fine sarebbero stati già versati all’investigatore – creduto un narcotrafficante – quasi 50.000 dollari a titolo di acconto. Proprio in quel momento sarebbe scattata la trappola dell’Fbi, con l’arresto dell’agente iraniano e la sua successiva confessione. A Washington non nascondono la preoccupazione per questa escalation che potrebbe peggiorare ancora di piu’ i gia’ tesissimi rapporti con Teheran. Ma anche per i legami con la criminalita’ organizzata messicana. Da Teheran, invece, negano tutto. Uno dei più stretti collaboratori del presidente Mahmoud Ahmadinejad ha infatti parlato di ”scenario precostituito per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica americana dai problemi interni agli Stati Uniti”.

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