Thailandia, rischia 15 anni di carcere per “sì” su Facebook

Thailandia, rischia 15 anni di carcere per "sì" su Facebook
Thailandia, rischia 15 anni di carcere per “sì” su Facebook

ROMA – Una storia che arriva dalla Thailandia dove una donna di 40 anni, Patnaree Chankij, mamma di un giovane attivista thailandese per i diritti umani è stata arrestata per un “sì” da lei postato su Facebook. A raccontare l’incredibile vicenda che sta facendo discutere in tutto il mondo, è il Guardian. Ora Patnaree, rischia fino a 15 anni di prigione, accusata di “lesa maestà”, un reato che in Thailandia è punito severamente.

Il motivo è tutto nella risposta di Patnaree che si è aggiunta a una serie di commenti in una conversazione privata che affrontava il tema della riforma della costituzione che dovrà essere approvata da un referendum previsto per il prossimo 7 agosto e il ruolo del monarca in questa fase politica. I militari che guidano il Paese dopo il colpo di Stato del 2014 non tollerano alcun dissenso sulla questione e hanno iniziato una campagna di intimidazione che è tracimata rapidamente anche sul web.

Dunque un semplice “sì” oggi è in grado di portare in prigione una persone, perché viene considerato alla patri di un “insulto” se si riferisce a commenti “diffamatori” sulla famiglia di re Bhomibol, 88 anni, da tempo malato. Di fronte a quella che appare come “escalation” delle violazioni dei diritti umani, gli Stati Uniti hanno denunciato il “clima di intimidazione” imposto dalla giunta thailandese.

“Siamo molto preoccupati — ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato — per quanto capitato a Patnaree Chankij. L’arresto dei militanti e dei loro familiari solleva gravi interrogativi sul rispetto da parte della Thailandia dei suoi obblighi internazionali a proposito della libertà di espressione”.

 

 

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