Tibet, spaccio di tigri a Lhasa: prelibate, afrodisiache e a rischio estinzione

Tibet, spaccio di tigri a Lhasa: prelibate, afrodisiache e a rischio estinzione
Tibet, spaccio di tigri a Lhasa: prelibate, afrodisiache e a rischio estinzione

LHASA (TIBET) – A Lhasa, in Tibet, capitale spirituale del buddhismo, c’è il più grande spaccio di tigri del mondo. L’animale, teoricamente considerato sacro in patria, è sempre più a rischio estinzione a  causa di una rete di bracconieri e trafficanti che gestisce un giro di affari di circa 20 miliardi di dollari l’anno: più redditizio del traffico di droga. Ne parla sul quotidiano la Stampa, Federico Varese, noto criminologo che insegna all’Università di Oxford.

All’inizio del ventesimo secolo in India c’erano circa 100 mila tigri ma nel corso dei decenni si è registrata una caduta permanente a causa del bracconaggio che alimenta il mercato illegale della medicina tradizionale cinese. Ad oggi si contano meno di tremila esemplari rimasti. La via del contrabbando, scrive Varese, si estende lungo il confine tra India, Birmania e Cina. Le tigri vengono ammazzate in India dai bracconieri che poi le fanno entrare illegalmente in Cina per venderle ai trafficanti, di stanza nella città tibetana di Sinquanje, non lontano dal confine. Questi a loro volta portano poi la merce a Lhasa dove c’è il noto mercato di Barkhor, centinaia di bancarelle che vendono tappeti, costumi tradizionali e souvenir. In mezzo a loro, quasi alla luce del sole, si nascondono i trafficanti: per attirare i clienti espongono pelli di volpi o pecora su una rastrelliera, il segnale che all’interno del magazzino è possibile fissare un appuntamento per visionare la mercanzia illegale. Il mercato di Barkhor è sorvegliatissimo dai militari, ma i controlli sono pressoché inesistenti anche perché gli stessi ufficiali sono clienti fissi dei trafficanti.

Ma perché la tigre è così pregiata? Racconta Varese che a Ruili, città al confine con la Birmania, si tengono abitualmente banchetti a base di tigre: non solo la carne è considerata prelibata, ma pure il sangue che è usato per far fermentare il vino. Chi lo beve acquista virilità, almeno secondo le antiche credenze cinesi. Ma non solo: con le ossa si fanno souvenir, artigli teschi e canini sono regali molto ambiti al prezzo di 2mila euro al kg. Le feci vengono usate per curare le emorroidi e il pene è l’ingrediente prelibato di zuppe afrodisiache: aumenterebbero la potenza sessuale.

La clientela, riporta Varese, è di due tipi: i tibetani che acquistano le pelli per decorare il chupas, il loro costume tradizionale, e tutti gli altri (principalmente dalla Cina la cui medicina tradizionale prevede gli usi afrodisiaci di cui sopra. Ma anche dall’Occidente.

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