GAZA / TEL AVIV – Israele e le milizie palestinesi radicali di Gaza hanno continuato anche oggi, per il secondo giorno consecutivo, a scambiarsi colpi dolorosi, mentre l'Egitto tenta di mettere a punto una sospensione delle ostilita' che potrebbe essere imminente.
In serata la citta' israeliana di Ashqelon si e' trovata due volte esposta ad attacchi palestinesi, mentre un nuovo raid isrealiano sulla Striscia ha causato un altro morto palestinese. Ma nella sensazione che il ciclo di violenze volga forse al termine, il Comando israeliano delle retrovie ha autorizzato la riapertura domani delle scuole nel Neghev.
Di fronte alla nuova fiammata di violenze – che finora ha provocato la morte di almeno 10 miliziani palestinesi e di un civile israeliano – Hamas mantiene intanto un atteggiamento ambivalente, sostenendo al tempo stesso gli sforzi di mediazione dell'Egitto e il 'diritto di principio' della Jihad islamica di dirigere il proprio fuoco verso Israele.
Domenica il premier Benyamin Netanyahu ha detto che fra Israele e la Jihad islamica – una formazione massimalista palestinese, con stretti legami con Siria e Iran – non c'e' alcuna tregua. ''Israele dirige il proprio fuoco su chi spara nella sua direzione'', ha detto il premier.
''Chi ci attacca, paghera' un prezzo alto''. Fra le righe Netanyahu ha comunque lasciato intendere che la mediazione egiziana e' benvenuta. Ma Israele, affermano i suoi dirigenti, considera Hamas come il padrone della situazione a Gaza e non puo' negoziare di volta in volta nuovi 'cessate il fuoco' separati con ciascuna delle organizzazioni radicali che pullulano nella Striscia.
Dai portavoce della Jihad islamica (che a Gaza e' forte di mille uomini armati) si sono sentite per tutta la giornata espressioni di baldanza. ''Che sia semmai Israele a chiedere il cessate il fuoco'', ha detto uno dei suoi portavoce. ''Noi in seguito valuteremo quella richiesta''.
In mattinata l'Egitto aveva avuto l'impressione di aver persuaso i dirigenti politici e militari della Jihad islamica a sospendere gli attacchi. Per alcune ore a Gaza e nel Neghev si e' effettivamente avvertita una calma che ha consentito alla popolazione, sui due versanti della linea di demarcazione, di tornare ad una certa routine.
Ma nel pomeriggio l'aviazione israeliana ha avvistato a Rafah, nel sud della Striscia, una cellula di miliziani che – hanno fatto sapere fonti militari dello Stato ebraico – si apprestava a lanciare un razzo verso Israele e l'ha colpita. Sul terreno sono rimasti due miliziani del Fronte democratico: uno morto, l'altro in condizioni disperate.
In serata, dal Nord della Striscia, altri miliziani hanno sparato verso la vicina citta' israeliana di Ashqelon. Piu' a nord, ad Ashdod, le autorita' hanno sgomberato stasera in tutta fretta un centro commerciale, paventando un attacco. Di nuovo nel Sud di Israele sono cupamente risuonate le sirene di allarme, di nuovo nei cieli di Gaza la popolazione ha avvertito sorvoli a bassa quota di elicotteri e di aerei senza pilota israeliani. Poi in serata sono giunti alcuni segni di distensione.
Nessuno e' in grado di fare previsioni per il futuro. Secondo la logica corrente sui due versanti della linea di demarcazione, Israele e Hamas hanno un interesse comune a contenere gli incidenti e a ridurne gradualmente il volume.
Ma anche il puro caso si rivela determinante: ieri un razzo palestinese ha sfiorato un condominio di nove piani. Sempre ieri, un altro razzo ha centrato una scuola poco dopo la fine di una riunione. Stragi mancate per un soffio, che avrebbero pero' alterato completamente il quadro della situazione se fossero disgraziatamente avvenute per davvero.