Traffico di armi, gli iraniani arrestati restano in cella

Ali Larijani

Devono rimanere in carcere i due iraniani arrestati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano su un presunto traffico di armi verso la Repubblica islamica, e di cui il ministero degli Esteri di Teheran, nei giorni scorsi, aveva chiesto l’immediato rilascio.

Lo ha deciso il Tribunale del Riesame del capoluogo lombardo, respingendo le istanze di revoca della misura avanzate dalle difese. Il 3 marzo scorso, le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Armando Spataro avevano portato all’arresto di Hamid Masoumi-Nejad, 51 anni, giornalista della televisione iraniana accreditato da anni presso la Sala stampa estera a Roma, e di Ali Damirchilu, anche lui iraniano, di 55 anni, che era stato fermato a Torino. I due, stando alle indagini, avrebbero agito per conto dei servizi segreti iraniani.

Con loro erano finiti in carcere anche 5 italiani, mentre altri due iraniani risultano ancora latitanti. Riguardo alla richiesta di rilascio immediato da parte di Teheran, che ha suscitato anche le reazioni critiche da parte del governo italiano, il legale di Damirchilu, l’avvocato Sergio Beretta, ha voluto precisare: «Le autorità iraniane, finora, si sono mosse solo per dare assistenza ai familiari dei loro connazionali arrestati, i quali vivono in Italia da tempo. Cosa che succede spesso in casi del genere».

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