Tre mesi in cella ad Abu-Dhabi, interrogato e torturato. Americano-arabo accusa l’Fbi

WASHINGTON – Tre mesi in una cella segreta ad Abu-Dhabi, interrogato, torturato lasciato senza cibo e acqua; 12 settimane in cui i suoi aguzzini gli hanno fatto domande su domande sui musulmani americani che frequentavano la sua stessa moschea a Portland in Oregon, continuando a promettergli liberta' se fosse diventato un informatore dell'Fbi: e' quanto sarebbe accaduto a Yonas Fikre, 33 anni, giovane imprenditore americano di origine araba e di religione musulmana.

Secondo quanto ha detto in un'intervista dall'Europa alla rete Msnbc, Fikre e' stato rilasciato il 14 settembre scorso dopo i tre mesi di calvario, ed e' ora a Stoccolma in Svezia: con il suo avvocato americano Thomas Nelson ha chiesto asilo politico alla Svezia. Accusa l'Fbi di essere dietro l'arresto e le torture avvenute negli Emirati arabi e si chiede come e perche' sia stato oggetto tanto orrore.

Una delle ragioni dei suoi guai e' che Yonas Fikre era finito nella no-fly-list, la lista dei passeggeri che non possono volare su aerei Usa perche' sospettati di terrorismo, ma il governo Usa – citando motivi di sicurezza – non solo non spiega in alcun caso i motivi per cui una persona finisce nella lista no-fly, ma non ne conferma neanche la sua presenza. L'altra ragione e' che l'Fbi sta infatti investigando sulla moschea di Portland in Oregon.

L'odissea di Fikre inizo' infatti nell'aprile 2010, quando trovandosi per lavoro in Sudan venne avvicinato da agenti che si definivano dell'Fbi: gli agenti gli avevano chiesto informazioni sull'imam della moschea da lui frequentata appunto in Oregon e gli avevano proposto di diventare un informatore "per il suo stesso bene": richiesta negata da Fikre.

L'ufficio dell'Fbi in Portland ha dichiarato alla stampa Usa di non poter discutere il caso e nega alcun coinvolgimento nelle torture avvenute oltreoceano.

Il dipartimento della giustizia Usa a cui si e' appellato l'avvocato di Nelson ha per ora risposto di non trovare alcun motivo per aprire un'indagine. Ora Fikre e' certo solo di una cosa: non vuole piu' tornare negli Usa e non ha piu' alcun orgoglio nell'essere cittadino americano.

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