Tunisia, all’europarlamento un minuto di silenzio per le vittime dei disordini

Con un minuto di silenzio, gli europarlamentari, riuniti a Strasburgo, hanno reso omaggio alle vittime della ”rivoluzione del gelsomino” in Tunisia, che ”in modo pacifico e con dignità” hanno manifestato per difendere i loro diritti democratici.

”Oggi commemoriamo le decine di vittime ed esprimiamo la nostra simpatia a quanti hanno perso i loro cari”, ha detto il presidente del Parlamento Ue, Jerzy Buzek, invitando i colleghi a sostenere le aspirazioni del popolo tunisino.

”In particolare ricordiamo la prima vittima, il giovane Mohamed Bouazizi. Il suo tragico gesto lo immortala come simbolo di questa onda democratica”. Il presidente Buzek ha ribadito la richiesta per un rilascio immediato dei manifestanti arrestati e per lo svolgimento di un un’inchiesta sull’uso sproporzionato della forza.

L’eurocamera – ha detto – ritiene che elezioni ”libere, trasparenti e pluraliste” debbano essere tenute in tempi dovuti e sostiene gli sforzi per dare vita a un governo di unità nazionale che possa rappresentare tutti i tunisini. Nel dibattito, il commissario Ue all’allargamento, Stefan Fule, ha ribadito che la Ue e’ pronta a sostenere lo svolgimento di elezioni ”libere e trasparenti” e a dare tutto il suo sostegno per lo sviluppo democratico della Tunisia.

Tra i deputati intervenuti si sono levate diverse voci critiche sulla ”realpolitik” seguita da molti governi europei, che avrebbe tollerato la dittatura tunisina per paura dell’estremismo islamico. Pier Antonio Panzeri (S&d), in particolare, ha detto che ”non regge più questo realismo politico dell’Europa” e che ”serve un cambio di linea, un cambio di passo” con l’elaborazione di nuova idea di partenariato verso tutti i Paesi del mediterraneo.

Su questo tasto ha battuto anche Daniel Cohn-Bendit (Verdi), secondo il quale ”è giunto il momento di agire”. ”La democrazia e Islam possono convivere: questo è il messaggio che dobbiamo sostenere”, ha detto l’europarlamentare, invitando a fare della realpolitik ”a sostegno della democrazia e non della dittatura”.

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