Turchia, Erdogan vieta ferie ed espatrio agli statali. Arrestati 8 mila, 13 mila epurati, pena di morte…

Turchia, Erdogan vieta ferie ed espatrio agli statali. Arrestati 8 mila, 13 mila epurati, pena di morte...
Sono almeno 312 i morti e 1.491 i feriti nel golpe fallito in Turchia, in una infografica realizzata da Centimetri.
ANSA

ISTANBUL – La reazione di Erdogan al fallito golpe in Turchia: divieto di ferie e di espatrio per 3 milioni di dipendenti pubblici; quasi 8 mila arrestati fra militari, giudici e civili; oltre 13 mila sospesi dall’incarico fra poliziotti, giudici e dipendenti del ministero delle Finanze. Oltre agli arresti e alle purghe, il premier Binali Yildirim e il presidente Recep Tayyip Erdogan stanno pensando a ripristinare la pena di morte: sarebbe una decisione che renderebbe ancora più difficile il percorso per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, mentre vengono diffuse immagini choc sul trattamento dei soldati golpisti arrestati.

Anche perché Johannes Hahn, che è l’incaricato della trattativa Ue-Turchia per conto della Commissione Juncker, ha dichiarato che il governo turco “aveva preparato” le liste degli arrestati prima del tentato golpe e stava aspettando il momento giusto. Hahn, esponente del Partito Popolare austriaco e del Ppe ha detto che l’ondata di epurazioni e arresti decisa da Erdogan è “esattamente quello che noi temevamo”. La replica del ministro degli Esteri turco Cavusoglu: “Le parole di Hahn sono totalmente inaccettabili e dimostrano che non ha capito niente.

Ritornando in patria, mentre il capo dell’aviazione Azin Ozturk, arrestato interrogato e picchiato insieme ad altri 100 fra generali, colonnelli e ammiragli, smentisce di essere lui il “capo del golpe”, il premier Yildirim ha reso noto che sono stati arrestati 7.543 presunti “golpisti”: 6.030 militari, 755 magistrati e 650 civili. Il governo ha sospeso dall’incarico quasi 12 mila fra poliziotti e magistrati, più 1.500 impiegati del ministero delle Finanze.

Il governo turco ha emanato un decreto che sospende con effetto immediato e fino a nuovo ordine le ferie annuali di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, prevede anche l’obbligo di rientro per quelli attualmente assenti. Ai dipendenti pubblici è stato anche vietato l’espatrio, con alcune eccezioni per alcuni passaporti speciali, che necessiteranno comunque della previa approvazione dell’istituzione presso cui si lavora.

Sette magistrati turchi che indagano sul fallito golpe sono entrati, scortati dalla polizia, nella base aerea di Incirlik, nel sud del Paese, da cui partono i raid contro l’Isis della Coalizione internazionale a guida Usa. Era stato già arrestato il capo della base, il generale Bakir Ercan Van, accusato di aver collaborato al tentativo di colpo di stato. Secondo le accuse, da Incirlik sarebbe partito l’aereo da rifornimento che ha permesso ai caccia F-16 in mano ai golpisti di restare in volo durante la notte del fallito putsch.

Quanto alle critiche di Usa e Ue sulle “vendette” di Erdogan e sulle violazioni dei diritti umani in Turchia, il premier Yildirim, non escludendo un ritorno alla pena di morte, ha dichiarato che i golpisti dovranno “rendere contro di ogni goccia di sangue versato”, ma comunque “nel rispetto del diritto”.

Intanto si fanno i conti dei morti e dei feriti nella notte del colpo di Stato: le vittime sono 312, dei quali 104 militari “golpisti” e 145 civili, 60 poliziotti e 3 soldati “lealisti”. I feriti sono stati 1.491. All’elenco dei morti bisogna aggiungere il vicesindaco del municipio di Bisli a Istanbul, Cemil Candas, ammazzato a colpi di pistola da due killer che sono entrati nel suo ufficio. Candas era un esponente del principale partito di opposizione all’Akp di Erdogan, i socialdemocratici del Chp.

La battaglia è in atto anche su internet. E se Erdogan ha riscoperto i social network usando Facetime per parlare alla nazione nel momento più difficile della notte del golpe, Wikileaks, su Twitter, ha annunciato: “Preparatevi per uno scontro perché pubblicheremo oltre 100 mila documenti sulla struttura del potere politico della Turchia”.

 

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