SEBASTOPOLI – La tensione è alle stelle in Ucraina: Kiev denuncia “l’invasione” dei soldati di Mosca nel sud-est e si dice pronta a reagire “con tutti i mezzi“, mentre la Russia ha ribadito il 15 marzo con forza di essere pronta a difendere i cittadini pacifici nelle regioni orientali filorusse.
E a poche ore dall’apertura dei seggi per il referendum secessionista della Crimea, bollato come “illegale” da Francois Hollande e Matteo Renzi a Parigi, salta la risoluzione Onu contro la consultazione, con il prevedibile veto russo in Consiglio di sicurezza. Washington parla di isolamento russo – Mosca ha incassato ‘solo’ l’astensione di Pechino – e avverte a brutto muso: la Russia risponderà delle sue azioni.
Le sanzioni di America e Europa sono pronte già per lunedì, mentre Londra – anticipa lo Spiegel – si sarebbe già candidata ad ospitare la riunione del G7, se Mosca dovesse essere espulsa dal G8 con conseguente cancellazione dell’appuntamento di Sochi. La giornata si è aperta con la conferma dei violenti scontri a Kharkiv (Kharkov in russo), la seconda città più popolosa dell’Ucraina, a due passi dalla frontiera con la Russia: nella notte si sono affrontati i militanti filorussi e quelli di estrema destra lasciando per terra due morti.
Poi Kiev ha annunciato che sarà firmata il 21 marzo la parte politica dell’accordo di associazione e libero scambio tra Ucraina e Ue. La risposta di Mosca a queste due notizie non si è fatta attendere. La Russia riceve “numerosi appelli con la richiesta di difendere i cittadini pacifici” e “li esaminerà”, ha tuonato il ministero degli Esteri. Si tratta della stessa linea seguita qualche tempo fa sulla Crimea all’inizio della crisi ucraina, “difenderemo i nostri interessi e i russi nella regione”.
Il tam tam di allerta, a metà strada tra la propaganda e il terrore dell’altro, è risuonato in tutte le regioni filorusse oggi. Proprio da Kharkhiv sarebbero in arrivo a Donetsk e Lugansk – altre due regioni orientali – temibili militanti armati di ‘Settore di destra’, l’organizzazione parafascista ucraina protagonista della rivolta di Maidan. In questo clima arroventato, poco dopo le 17, Kiev ha denunciato l’invasione di truppe russe nelle regione di Kherson, che si staglia a nord, poco oltre la frontiera di Armiansk. Kiev ha minacciato di rispondere con “tutti i mezzi” e ha chiesto “il ritiro immediato”.
Mosca tace: è chiaro che se i tank dell’Armata rossa dovessero realmente marciare dalla Crimea verso nord sarebbe complicato per i militari ucraini fermare l’avanzata. Un foto nitida è quella del comando della Marina ucraina a Simferopoli: la base è circondata da militari. La bandiera celeste e gialla di Kiev sventola ancora, un centinaio di soldati fedeli a Kiev rifiuta di ammainarla e consegnare le armi.
Poco distante lo stemma della Crimea, un grifone, campeggia sul palazzo del Parlamento: le insegne di Kiev “sono state abbattute dal vento”, dice ridendo un ufficiale cosacco a guardia dell’edificio, dove sventola una gigantesca bandiera russa. In città è andata in scena anche una manifestazione di filo-Kiev, quasi tutte donne, una delle tante di questi giorni.
Ma è durata giusto un paio d’ore. Lungo le arterie che collegano la capitale della Crimea con Sebastopoli, dove ha sede la Flotta russa del Mar Nero, sfrecciano auto e camion: una colonna, almeno dieci mezzi, trasporta enormi gruppi elettrogeni. Ai checkpoint i militari russi, anche senza insegne sono chiaramente riconoscibili, controllano i passaporti. E’ la prima volta. Sorridono, e con la loro presa d’acciaio stringono le mani per salutare i cronisti stranieri. A Sebastopoli sono nelle strade, davanti agli hotel. La luna illumina la città bianca e neoclassica. La guerra sembra lontana..
I commenti sono chiusi.