Uomini rana, demoni verdi, “terminatori” di Osama: i Navy Seals tra addestramento e mito

Navy Seals

ROMA –  Una missione attesa 10 anni e poi compiuta da un gruppetto (14 o 15, scrivono i giornali) di soldati addestrati come meglio non si può. “Guerrieri” veri e propri, resi speciali, come solo i film made in Usa sanno far vedere, a suon di addestramenti durissimi e privazioni da ortodossia religiosa.  A “terminare” Osama Bin Laden sono stati i “Navy Seals”, marinai addestrati a San Diego, in California, la cui caratteristica principale è proprio in quel “seals” che vuol dire “mare, terra e aria” intesi come gli ambienti (tutti) in cui i soldati in questione deve saper combattere.

Tra realtà, letteratura e cinema, il ritratto più completo di chi siano e come vengano addestrati i Navy Seals viene da un lungo articolo scritto da Vittorio Zucconi per Repubblica. Il giornalista parte da uno dei caratteri più tipici degli uomini rana, quelle facce dipinte di verde che fece sì, ai tempi della guerra persa in Vietnam, che i Vietcong li chiamassero “spettri dalla faccia verde”.

“Specialisti di attacchi dal mare, dall’aria, dalla terra con il volto dipinto dei colori della giungla – scrive Zucconi –  Dopo l’assalto perfetto al fortino di Osama Bin Laden e l’esecuzione dell’ispiratore e profeta della più temuta rete di terrorismo nel XXI Secolo, Al Qaeda, nella immaginazione del mondo questi guerrieri addestrati oltre il limite della fantasia più sadica hanno occupato il trono che il cinema, la propaganda, le guerre avevano assegnato a Rangers, Berretti Verdi, Marines, Delta Force, paracadutisti, nell’ammirazione o nell’esecrazione del mondo. Dopo l’operazione Geronimo, come sempre nei momenti di esaltazione guerresca e nazionalistica, le domande di ammissione a questo corpo ultra addestrato della Marina si sono moltiplicate. Tutti i giovani maschi, soltanto maschi, di età inferiore ai 28 anni che indossino l’uniforme della US Navy, soltanto della US Navy, ora vogliono emulare i 79 giustizieri del “Grande Satana””.

Quanto all’addestramento dei Navy Seals Zucconi lo descrive con dettagli: “Soltanto nella prima fase i candidati avevano dovuto superare in sequenza questa serie di prove: 450 metri a nuoto in meno di 12 minuti, poi, dopo 10 minuti di riposo, 42 piegamentisulle braccia in meno di due minuti. Poi, dopo due minuti di riposo, cinquanta sit up, da supini a seduti di nuovo in meno di due minuti, seguiti da due chilometri di corsa con gli stivali e l’uniforme sotto gli 11 minuti. E per chi avesse superato queste prove comincerebbe il vero addestramento, perché fino a quel momento si è scherzato. Culminerà in quattro giorni consecutivi di altre prove fisiche con un massimo di quattro ore di sonno, una al giorno, coronata da corse del plotone reggendo il tronco di una sequoia sulla testa per insegnare il valore essenziale del lavoro di squadra, visto che se anche uno solo di loro cedesse alla fatica, il tronco si abbatterebbe sulla testa di tutti. Per chi ce l’abbia fatta ci sarà il tuffo con le mani legate dietro la schiena a recuperare oggetti sul fondo con i denti. In un’acqua che non deve mai superare i 18 gradi centigradi, dunque gelida. I superstiti a quella che i candidati chiamano la «settimana all’inferno» senza nessuna iperbole, l’onore di rischiare la vita in operazioni da scavezzacollo e di sognare, un giorno, di essere colui che «terminerà» i nemici indicati comandante in capo, dal Presidente, come Osama Bin Laden”.

Non tutta la storia degli uomini rana è però un trionfo: “Conobbero il loro momento peggiore di pubblicità non richiesta quando furono mandati sulla sabbia della Somalia da Clinton e ad accoglierli, con le loro facce coperte di nerofumo per mimetizzarsi nella notte, trovarono non i guerriglieri nemici, ma i riflettori delle network tv che ripresero il loro sbarco super segreto, in diretta globale”. Incidente di percorso, che, precisa Zucconi non gli impedì di rimanere il cuore dell’esercito Usa: “Eppure, pochi anni più tardaldi, furono ancora loro i primi a mettere piede in Afghanistan, nel novembre del 2001, e a guidare le altre forze speciali verso Kabul e poi nella vana caccia a Osama Bin Laden sui monti. Come ha ricordato uno di loro nelle memorie, la ricerca del leader terrorista era un’operazione prevista per tre giorni. Rimasero impegnati, e senza appoggi né rifornimenti, per trenta giorni, sopravvivendo con il cibo trovato nelle grotte e negli accampamenti evacuati in fretta dagli uomini di Al Qaeda. Un’impresa che avrebbe stroncato altri soldati, ma che per i sopravvissuti all’addestramento dei Seals dovette sembrare un picnic”.

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