Usa, Arizona. Donna colpevole di omicidio prefersce il boia all’ergastolo

La stanza dove viene eseguita l’iniezione letale

PHOENIX, STATI UNITI – Meglio il boia che l’ergastolo: se potesse scegliere, Jodi Arias, giudicata colpevole di omicidio di primo grado, non avrebbe dubbi.  Ma la decisione spetta a una giuria e, in ultima analisi, al governatore dell’Arizona, e non e’ scontata.

Al termine di un processo iniziato a gennaio a Phoenix, Arizona, a Jodi Arias, che ha 32 anni, e’ stato ieri letto un verdetto di colpevolezza. La prove presentate dal procuratore hanno convinto i giurati che la donna non solo ha ucciso il suo allora fidanzato, Travis Alexander, in maniera particolarmente violenta e crudele, ma lo ha fatto anche con premeditazione.

Alexander, che aveva 30 anni, fu trovato morto nella doccia della sua casa nel 2008. L’autopsia certifico’ che gli era stato sparato un colpo di pistola in pieno volto, aveva poi subito 27 pugnalate e la sua gola era stata tagliata con un colpo netto. Nel dibattimento, la difesa di Jodi Ariel ha sostenuto la teoria della legittima difesa. La donna, secondo i suoi legali, avrebbe reagito dopo essere stata attaccata da Alexander, dipinto come un uomo violento, perche’ aveva fatto cadere la sua macchina fotografica mentre lo ritraeva nella doccia.

Il procuratore distrettuale, sostenendo la teoria della gelosia, ha invece presentato una serie di prove per dimostrare il contrario. Ad esempio che la donna aveva usato un’auto a noleggio invece della sua per andare all’appuntamento con il fidanzato, portandosi anche una pistola, che pero’ non e’ mai stata ritrovata. Alla lettura del verdetto, Jodi Arias e’ riuscita a mantenere la calma, a trattenere le lacrime, mentre fuori dal tribunale a Phoenix una piccola folla ha esultato. La vicenda, con le sue componenti di sesso e sangue, ha suscitato grande interesse in America, tanto che il processo e’ stato seguito costantemente da diverse tv via cavo.

Pochi minuti dopo la lettura del verdetto, una emittente tv affiliata alla Fox News ha anche potuto intervistare la donna, ancora in tribunale. ”Per me e’ stata una sorpresa – ha detto – perche’ non c’era premeditazione, non l’avevo premeditato”. E ora ”il peggior risultato potrebbe essere il carcere a vita: preferirei morire il piu’ presto possibile”, ha poi affermato, aggiungendo di essere in buona salute, di non essere una fumatrice e anche che i membri della sua famiglia sono normalmente longevi.

”L’ho detto subito. Per me sarebbe meglio la condanna a morte che il carcere a vita. Credo che la morte sia la liberta’ definitiva”. Mentre lei e’ ora guardata a vista nel timore che si suicidi, i giurati decideranno nei prossimi giorni. Ma in caso di condanna alla pena capitale, la cosa potrebbe infine arrivare sulla scrivania del governatore, Jan Brewer, che ha il potere, se lo ritiene opportuno, di trasformarla in ergastolo.

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