Usa: Cinque settimane di ferie per i cavalli delle ”botticelle” newyorchesi

Una carrozzella a Central Park

I cavalli di Central Park hanno vinto la loro battaglia sindacale. Con il sostegno degli animalisti, mobilitati da mesi per difendere questi “lavoratori dell’asfalto” che tirano le carrozze per turisti, la razza equina ha conquistato un traguardo storico, che non sarebbe male imitare anche  per i cavalli delle ”botticelle” romane. 

Accogliendo le petizioni di molte associazioni per la difesa degli animali, il New York City Council ha emesso un’ordinanza tassativa e immediatamente in vigore: “I cavalli in regolare servizio per il traino di vetture con permesso di trasporto passeggeri devono usufruire di cinque settimane di riposo obbligatorio ogni anno”.
 
Nella storia del cavallo è una pietra miliare. La conquista del diritto alle ferie premia un’avanguardia importante della specie. Il consiglio municipale di New York ha censito ben 200 esemplari con impiego a tempo pieno. Fanno sosta all’angolo con la Quinta Strada, dirimpetto all’ex hotel Plaza e all’Apple Store.

Tirano le belle carrozze storiche nelle vie di Central Park in ogni stagione: nel gelo e con la neve o sotto l’afa insopportabile di agosto, anche fino a tarda notte per accontentare ogni capriccio dei visitatori.

Talvolta, accogliendo le richieste di turisti meno sensibili al benessere degli animali, i vetturini li spingono in mezzo ai grattacieli, ad avventurarsi nel groviglio di automobili,  tra la guida aggressiva dei tassisti ,  lo sfrecciare di ambulanz o dellle macchine della polizia a sirene spiegate. Uno stress inaudito, che va curato con una congrua vacanza.
 
L’associazione dei vetturini e proprietari delle carrozze ha reagito male al diktat del consiglio comunale. Un comunicato della Horse and Carriage Association precisa seccamente: “I nostri cavalli godono già di un riposo di due mesi consecutivi, nella Pennsylvania Amish County”. Come dire: non accettiamo lezioni da nessuno, al benessere dei destrieri provvediamo da tempo. Già, ma cosa vanno a fare i cavalli nella contea degli Amish?
 
Come ricorderà anche chi non ha mai visitato quella zona, ma ha visto i numerosi film dove appaiono gli Amish (per esempio “Il testimone” di Peter Weir con Harrison Ford), questa comunità religiosa pratica uno stile di vita ottocentesco e usa regolarmente i carri trainati dai cavalli. “Non sarà – s’interroga Mary Jo Murphy sul New York Times – che invece delle vacanze vanno a fare un secondo lavoro, magari in nero?”
 
Le associazioni animaliste non si accontentano. L’obbligo delle cinque settimane forse non basta. Bisognerebbe anche specificare che tipo di vacanze, e magari dove? Su questo si è aperto un furioso dibattito che oppone varie scuole di pensiero.

C’è chi addita come modello il trattamento riservato al Queen’s Household Cavalry, i cavalli in dotazione alle scuderie della regina d’Inghilterra: per loro la vacanza è garantita al mare, perché possano rilassarsi galoppando sulla spiaggia, il massimo dell’edonismo equino.

Pura follìa, s’indigna Cathy Behn che dirige l’associazione di allevatori Clydesdale Breeders of the Usa: “La vacanza al mare non è adatta ai cavalli da traino. Non è il loro ambiente, rischiano di ingoiare sabbia e avere delle coliche intestinali, molto pericolose”.
 
“Erba, erba, erba! – consiglia Fran Jurga, che dirige Equus Magazine – I cavalli conservano la memoria della loro infanzia, non c’è nulla di più rilassante per loro che poter scorazzare su prati verdi”. E indica come vacanze-modello quelle di cui godono gli stalloni Lipizzaner della celebre scuola di equitazione spagnola di Vienna: in una fattoria austriaca di mezza montagna immersa nel verde.
 
Non si sa ancora se il consiglio comunale, dopo aver stabilito il diritto-obbligo legale alle ferie, vorrà pronunciarsi anche sulla qualità delle vacanze per i cavalli di New York. Nessuno invece ha sollevato l’opportunità di estendere i diritti equini ai guidatori umani di ped-cab, i moderni risciò di Manhattan, né agli addetti alle bancarelle che vendono pretzel caldi agli angoli di Central Park. Va detto che cinque settimane di ferie sono un privilegio sconosciuto per la maggioranza dei lavoratori americani, dirigenti compresi

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