Usa. Polizia non certa che corpo carbonizzato sia quello del cop-killer Dorner

LOS ANGELES, STATI UNITI – Una ininterrrota caccia all’uomo seguita da milioni di americani in diretta Tv. Un ricercato – un ex poliziotto californiano – sulla cui testa pende una taglia da un milione di dollari, accerchiato da agenti armati fino ai denti. Le raffiche di proiettili sparati a ripetizione. Gli ingredienti sono quelli di un film d’azione, ma non lo è, anche se Hollywood potrebbe non lasciarsi scappare una incredibile storia del genere.

La fuga di Christopher Dorner, 33 anni, afroamericano, ex poliziotto di Los Angeles accusato di una serie di omicidi,  terminata, sembra, tra le montagne innevate del sud della California, in uno chalet distrutto dalle fiamme nella regione del Big Bear Lake, dove si era barricato per sfuggire alle autorita’.

Fiamme, secondo il Los Angeles Times, provocate dalle bombe incendiare utilizzate dalla polizia per stanarlo. In realtà le forze dell’ordine di Los Angeles a non si sbilanciano, e spiegano che per ora non si puo’ dire con certezza se quel corpo carbonizzato e irriconoscibile rinvenuto nello scantinato dello chalet sia proprio quello del ricercato numero uno d’America. Anche se i dubbi sono pochi. Come ha dichiarato alla Cnn il tenente Andy Nieman, e’ ”necessario attendere l’esame dei resti, e il processo potrebbe richiedere anche settimane”.

Tuttavia per gli esperti la cosa piu’ probabile e’ che si tratti proprio di Dorner. Uno degli investigatori ha rivelato come vicino ai resti umani siano stati trovati un portafoglio e alcuni oggetti personali dell’ex agente di polizia, tra cui la patente di guida. E’ ottimista anche il sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa: ”Abbiamo ragione di credere che il corpo carbonizzato sia il suo – ha detto – Stiamo tirando un sospiro di sollievo”.

Ha pero’ precisato che in ogni caso, sino a quando non si avra’ la certezza assoluta, e’ necessario continuare a proteggere tutte le persone finite sulla ‘lista nera’ di Dorner. Per i media americani sorge spontanea la domanda: se i resti di Dorner non sono i suoi, di chi sono?

Si tratta della ”lista nera” pubblicata da Dorner sul suo profilo Facebook, una sorta di manifesto con i nomi dei suoi ‘bersagli’, poliziotti e membri delle loro famiglie ai quali aveva dichiarato una ”guerra asimmetrica e non convenzionale” dopo essere stato licenziato dalla polizia nel 2008.

Dopo una caccia nei boschi durata una settimana, la situazione e’ precipitata quando Dorner, oltre un metro e 80 di altezza per 120 chili di peso, e’ stato intercettato da un agente della forestale mentre cercava di allontanarsi dalla zona con un pick-up bianco rubato. Da li’ e’ iniziato l’inseguimento, culminato in una sparatoria. Alla fine il ricercato e’ stato costretto a proseguire a piedi barricandosi in uno chalet. Durante la sua fuga disperata aveva gia’ ucciso prima la figlia di un ex capitano della polizia di Los Angeles e il fidanzato della ragazza, quindi altri due agenti.

Dallo chalet accerchiato Dorner, provvisto di vari tipi di armi, ha iniziato a sparare all’ impazzata, uccidendo anche l’ex sceriffo della contea di San Bernardino, e ferendo gravemente un altro agente. Un conflitto vissuto in diretta grazie ai giornalisti di tutte le principali emittenti americane che hanno ripreso la scena dagli elicotteri.

Dopo un paio d’ore di combattimento la polizia ha iniziato a lanciare gas lacrimogeni e bombe incendiarie, finquando si e’ udito un singolo sparo, e la casa di legno e’ stata improvvisamente avvolta dalle fiamme. Se l’esame dei resti carbonizzati confermera’ che il corpo e’ quello di Dorner, si sarebbero avverate le sue previsioni: lui stesso, sempre su Facebook, si era detto sicuro di morire in un ultimo, violentissimo scontro, con quelli che erano i suoi ex colleghi, che ha accusato di discriminazione razziale.

Gestione cookie