La California in crisi finanziaria apre le porte delle prigioni

Pubblicato il 24 Marzo 2010 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA

Il sovraffollamento nella prigione di Lancaster

La crisi finanziaria californiana ha costretto lo stato ad affrontare un problema su cui giudici ed esperti si sono inutilmente arrovellati per decenni: come risolvere il sovraffollamento delle carceri.

Nelle scorse settimane lo stato ha dato il via ai cambiamenti più significativi dal 1970 per ridurre l’affollamento – e scalfire uno stupefacente tasso di recidivismo al 70 per cento, il più alto nel Paese – perché la popolazione carceraria è diventata un enorme drenaggio delle già malridotte finanze statali.

Molti esponenti statali continuano a sostenere la necessità che i carcerati scontino fino in fondo la loro pena. Ma la questione finanziaria, unitamente ad una ingiunzione tribunalizia per la riduzione del numero dei carcerati, sta facendo retrocedere vecchie proposte come quella di costruire nuove prigioni.

Cica l’11 per cento del bilancio statale, ovvero circa 8 miliardi di dollari, è assorbito dal sistema penale, più degli stanziamenti per l’istruzione superiore, uno stato di cose che il governatore Arnold Scharzenegger si  impegnato a migliorare.

Che il sistema sia ad un punto critico lo si constata nella prigione di Lancaster, circa 80 km a nord di Los Angeles, dove 4.600 carcerati sono stipati in edifici che potrebbero accoglierne non non più della metà. Quest’anno si sperimenterà una nuova soluzione, ovvero fare uscire quei criminali che sono considerati meno pericolosi e dividerli in due categorie: quelli che non rappresentano alcun rischio e quelli che devono essere costantemente sorvegliati.

L’obiettivo è di ridurre nelle 33 prigioni statali il numero dei carcerati di 6.500 persone entro l’anno prossimo, più dell’intera popolazione carceraria nel 2009 di stati come il Nebraska, il New Mexico, l’Utah o la West Virginia. Complessivamente, in California ci sono 167 mila carcerati.