Gli Usa e la guerra nel Pacifico. Ultimo smacco ai Code-Talkers Navajo: un museo per i nativi, ma senza fondi

Pubblicato il 12 Novembre 2010 - 16:17| Aggiornato il 13 Novembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Dopo 65 anni i soldati Navajo hanno sfilato per il Veterans Day negli Usa. Gli eroi della seconda guerra mondiale hanno avuto un piccolo riconoscimento nel giorno dei vererani a New York, ma nessuno però sembra voglia pagare il progetto di un museo che possa raccontare la loro storia.

La loro storia, quella che vogliono raccontare al pubblico, è fatta dai nativi di cui il Pentagono si servì  durante la seconda guerra mondiale.

Il loro codice aiutò gli americani: i marines infatti li chiamavano code talkers navajo, i “parla in codice”. Nel conflitto contro i Giapponesi almeno 400 di loro furono fondamentali perché grazie a quei messaggi segreti nel linguaggio dei pellerossa, la comunicazione poteva essere veloce e sicura perché nessun idioma della loro lingua si avvicinava a quello dei ceppi asiatici o europei.

“Senza i navajo – dichiarò il generale Howard Conner – i marines non avrebbero mai preso Iwo Jima”. Il ruolo dei navajo nella seconda Guerra mondiale rimase un segreto militare dal 1942 fino al 1968.

E ora a quasi 70 di distanza servono però 42 milioni di dollari per realizzare il progetto di un museo che forse non verrà mai realizzato.

Ci sperano comunque e ci stanno lavorando Keith Little e Frank Chee Willetto. “Tutti hanno diritto a vedere onorato il loro sacrificio. Tutti hanno il dovere di conoscere la nostra storia”, ha detto Little al quotidiano Usa Today.