L’America sempre più xenofoba, multietnica e numerosa: fra 40 anni cento milioni di nuovi cittadini

Entro il 2050 i cittadini americani passeranno dai 300 milioni di oggi a 458 milioni: lo dicono i demografi del censimento federale del U. S. Census Bureau. Le stime più prudenti, scrive Repubblica, quelle dell’Onu, parlano comunque di 404 milioni: sempre cento milioni più di adesso.

Il presidente Obama ha studiato bene le cifre, e le terrà in considerazione anche durante il discorso alla nazione di oggi. Quel che soprattutto Obama sa, è che l’aumento esorbitante di abitanti sarà portato dall’ingresso di stranieri, e dai figli di minoranze etniche già residenti. Così in America il “partito della paura” ha gioco facile, e vede crescere esponenzialmente i propri consensi, con i referendum anti-immigrati dall’Arizona al Nebraska.

Dalla settimana scorsa però questo schieramento dovrà fare i conti con l’opposta fazione guidata dall’inedito duo Michael Bloomberg-Rupert Murdoch. Il sindaco di New York, ex repubblicano, ha lanciato insieme ai sindaci delle metropoli multietniche lo scorso 24 giugno un’iniziativa pro-immigrati, la “Partnership for a New American Economy”: “Agli immigranti del mondo intero che hanno spirito d’iniziativa, noi dobbiamo dire: venite in America, vi accoglieremo a braccia aperte”.

Oltre ai primi cittadini, fautori dell’iniziativa sono alcuni imprenditori alla guida dell’industria americana, da Boeing a Disney a Hewlett-Packard. “Chiudere le porte agli immigrati sarebbe il suicidio di questa nazione”, avverte Bloomberg. Propone una corsia preferenziale per dare subito la Green Card (permesso di soggiorno a tempo illimitato) a chiunque crei lavoro per dieci persone. “Più immigrati uguale più benessere”, è lo slogan del sindaco.

Per Obama la scesa in campo del duo Bloomberg-Murdoch, con l’alleanza trasversale sindaci-industriali, ha aperto un nuovo spazio di manovra. Col discorso di oggi il presidente può avventurarsi sul terreno che è stato definito “il terzo binario della politica americana”: l’allusione è al binario del metrò dove passa la corrente ad alta tensione.

Luis Gutierrez, deputato democratico dell’Illinois, è uno dei 22 parlamentari latinos, membri dell’associazione Congressional Hispanic Caucus: è una base elettorale preziosa. Nel 2008 alle elezioni presidenziali i due terzi degli ispanici votarono per lui.

“Il presidente – dice Gutierrez – spiegherà all’America perché è importante una grande riforma. La priorità è trovare una via equa, trasparente e garantista, per legalizzare 11 milioni di clandestini”.

Intanto però ad avere successo sono il Tea Party e le frange estreme della destra populista, che hanno dimostrato di poter intimidire i repubblicani moderati in bilico per la rielezione a novembre. L’ex candidato presidenziale John McCain ancora pochi anni fa sull’immigrazione aveva una posizione così aperta da firmare un disegno di legge insieme a un progressista come Ted Kennedy. Adesso, col suo seggio senatoriale a rischio in Arizona, McCain si arrocca in difesa: “Primo, sigillare questa frontiera”.

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