Usa, donna costretta a partorire sola in carcere fa causa alla città di Denver. Il VIDEO choc Usa, donna costretta a partorire sola in carcere fa causa alla città di Denver. Il VIDEO choc

Usa, donna costretta a partorire sola in carcere fa causa alla città di Denver. Il VIDEO choc

Usa, donna costretta a partorire sola in carcere fa causa alla città di Denver. Il VIDEO choc
Uno screenshot del video choc che mostra l’agonia di Diana Sanchez, costretta a partorire sola nel carcere di Denver

DENVER – Una donna del Colorado ha intentato una causa contro la città di Denver, nel centro degli Stati Uniti, per averle procurato “terrore, dolore e umiliazione” dopo essere stata costretta a partorire da sola nella sua cella in carcere senza ricevere alcuna assistenza.     

Le immagini video diffuse dai principali media americani mostrano Diana Sanchez, che ora ha 27 anni, quando era in travaglio la mattina del 31 luglio 2018. Sebbene abbia ripetutamente chiesto aiuto, nessuna guardia o personale medico è entrato nella sua cella fino alla nascita del figlio. “Quello che avrebbe dovuto essere uno dei giorni più felici della sua vita è stato invece un giorno di terrore, dolore e umiliazione inutili che continuano a causarle un trauma emotivo”, ha scritto il suo avvocato Mari Newman, nella causa depositata mercoledì. Sotto accusa vi sono la città e la contea di Denver, il Denver health medical center e sei guardie e infermieri che “non hanno adempiuto al loro dovere legale e morale”.

Il caso ha già assunto un rilievo politico. La senatrice Kamala Harris, candidata alle primarie dei Democratici per le elezioni del 2020, è intervenuta sulla questione via Twitter, sottolineando che “il trattamento disumano di una donna incinta detenuta non può essere ignorato”.

Sanchez era stata arrestata il 14 luglio 2018 per accuse di falsa identità ed era in attesa del processo. Secondo la querela, al momento del fermo era già incinta di oltre otto mesi. Lo staff del Denver health era consapevole delle sue condizioni e che stava attraversando una crisi di astinenza da oppiacei. Il tutto avrebbe reso – secondo il legale – molto rischioso il parto.

Quel giorno Sanchez ha detto alle guardie “almeno otto volte” che stava avendo le contrazioni. Le ha anche avvisate che le si erano rotte le acque. Gli agenti hanno seguito la situazione attraverso le immagini trasmesse dalla telecamere a circuito chiuso e hanno informato l’infermiera. Invece di chiamare un’ambulanza per la donna – si legge nella causa – le guardie e l’infermiera in servizio hanno procurato alla giovane un cuscino per sedersi e hanno chiesto un furgone non di emergenza per portarla in ospedale dopo aver finito di registrare i nuovi prigionieri.

Sanchez ha dato alla luce il bambino dopo quasi sei ore di travaglio. Solo allora lo staff è entrato nella sua cella e la donna e il neonato sono stati portati in ospedale 30 minuti dopo. “Il personale infermieristico del Dipartimento della salute di Denver si è dimostrato totalmente disorganizzato e non pronto a prendersi cura” sia del bambino che della madre, ha scritto Newman nella causa. 

Fonte: Agi, Cbs

 

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