Usa: trovati hackers Cinesi nel sistema governativo indiano

Pubblicato il 7 Aprile 2010 - 00:11 OLTRE 6 MESI FA

Tornano dall’America e dal Canada accuse di spionaggio cibernetico proveniente dalla Cina, ma la Cina nega e si dice contraria ad ogni forma di pirateria informatica. Ricercatori americani e canadesi specializzati in sistemi di sicurezza informatici hanno scoperto che nel corso degli ultimi otto mesi è stata messa in atto un’operazione di spionaggio cibernetico da parte di ‘hackers’ cinesi nei confronti di sistemi di molti uffici governativi dell’India.

In un rapporto reso noto dai ricercatori della Munk School of Global Affairs dell’Università di Toronto, in Canada, viene denunciato nel dettaglio che documenti classificati riguardanti anche i più alti livelli del ministero della Difesa indiano sono stati ‘violati’ da hackers operanti dalla Cina. Nel loro rapporto, denominato ‘Shadow Network ‘ (Rete Ombra), i ‘cacciatori di spie’ di Toronto hanno dimostrato che sono stati sistematicamente violati personal computer di uffici governativi che si trovano in diversi Continenti. Sono riusciti ad accertare che non solo è stata ‘rubata’ documentazione, ma anche che le spie informatiche sono riuscite ad accedere – per esempio – a documenti riguardanti il sistema missilistico indiano, oppure alle e-mail private del Dalai Lama, oppure a documentazione riguardante operazioni della Nato/Isaf in Afghanistan.

Gli hackers sono riusciti ad accedere a documenti e lettere riservate inviate da ambasciate indiane e riguardanti i rapporti con l’Africa Occidentale, la Russia e il Medio Oriente. I ricercatori della Toronto University hanno precisato di aver già contattato le autorità indiane. Un anno fa era stata scoperta, sempre proveniente dalla Cina, una violazione analoga, chiamata ‘GhostNet’ (Rete Fantasma). Gli stessi ricercatori dell’Università di Toronto (Nart Villeneuve, Greg Walton, Rafal Rohozinski e Ronald Deibert) accertarono che anche in quella occasione erano stati violati i computer delle sedi del Dalai Lama in esilio.

I ricercatori affermano di avere le prove del coinvolgimento di due pirati informatici che vivono a Chengdu, nel sudovest della Cina. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu, interpellata nel corso di una conferenza stampa oggi a Pechino, ha affermato di “non sapere su quali prove si basino” i ricercatori di Toronto, “o quali siano le loro motivazioni”. La Cina, ha aggiunto, “é risolutamente contraria a tutti i crimini informatici, compresa la pirateria”.