Le università americane sempre più nel mirino degli hacker per lo più cinesi

lapNEW YORK, STATI UNITI – Le universita’ americane sempre piu’ nel mirino degli hacker. A lanciare l’allarme è il New York Times, che accusa pirati informatici per lo piu’ cinesi. Compiono milioni di attacchi ogni settimana cercando di sottrarre informazioni personali, ma anche i risultati di ricerche e brevetti. Molti responsabili dei campus ammettono che alcuni tentativi da parte dei questi hacker sono andati a buon fine, ma non hanno precisato cosa realmente e’ stato rubato, a parte alcuni dati personali come i numeri della previdenza sociale.

”Subiamo dai 90 ai 100 mila tentativi di furto al giorno dalla sola Cina”, spiega al Times Bill Mellon, rettore aggiunto presso l’Università del Wisconsin, precisando che diversi attacchi arrivano anche dalla Russia, e recentemente dal Vietnam. ”Le offensive digitali sono aumentate in maniera esponenziale, e sono sempre piu’ sofisticate”, aggiunge Rodney J. Petersen, che dirige il programma di sicurezza informatica a Educause, organizzazione senza scopo di lucro di scuole e aziende tecnologiche.

Tutto cio’ costringe i campus a rafforzare le norme di sicurezza e a rivedere le politiche di apertura e condivisione con altri centri di ricerca, oltre a dedicare alla lotta contro la pirateria informatica risorse sempre maggiori. ”Gli ambienti universitari sono molto diversi dalle societa’ o dagli enti governativi a causa di una piu’ libera circolazione delle informazioni. I ricercatori vogliono collaborare con i colleghi, dentro e fuori il proprio ateneo, e condividere le loro scoperte”, dice David J. Shaw, chief information officer per la sicurezza presso la Purdue University.

Rendere sicuri questi sistemi e’ molto difficoltoso, anche perche’ studenti e professori utilizzano i propri computer personali per accedere alle migliaia di brevetti e informazioni ottenute ogni anno dalle universita’. Per questo alcuni atenei non consentono piu’ ai docenti di portare i computer portatili in certi Paesi durante le trasferte accademiche.

A spiegarlo e’ James A. Lewis, del Centro di Studi Strategici e Internazionali di Washington: ”In alcune Nazioni, tra cui la Cina, nel momento esatto in cui ci si connette alla rete ogni cosa che si trova sul proprio computer puo’ essere copiata – afferma – il problema e’ che i ricercatori non sono ancora abituati a pensare in questo modo”. Questo genere di spionaggio industriale,scrive il Nyt, sta mettendo a dura prova le gia’ complicate relazioni tra Stati Uniti e Cina, che da mesi si accusano a vicenda di atti di pirateria digitale.

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