ROMA – La colomba liberata da Papa Francesco è stata attaccata da un corvo prima e da un gabbiano poi. Tolti i fedeli increduli davanti alla scena, mera espressione della natura dove preda e predatori si conoscono da un bel po’. Eliminati tutti i pareri di chi li ritiene segni divini o cattivi auspici, cosa rimane? Solo una verità ben più semplice. Nella città di Roma, ormai da un po’ di tempo, i gabbiani reali invadono le strade e piazza San Pietro è solo l’ultimo luogo della loro “manifesta” presenza.
Marcello Longo sul Fatto quotidiano racconta l’invasione dei gabbiani a Roma:
“Il loro numero è cresciuto negli ultimi dieci anni: secondo i dati della Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu) oggi sono 40 mila, “20 mila coppie ” secondo i criteri di censimento tipici degli ornitologi. Perché? “La città offre cibo in abbondanza: il Tevere, i rifiuti e gli scarti alimentari, le prede. Il gabbiano è un uccello opportunista, è più facile procurarsi da mangiare qui che andare a pescare in mare”, spiega Francesca Manzia, responsabile del centro Lipu per il recupero della fauna di Roma”.
Insomma dietro all’invasione dei gabbiani nessun cattivo auspicio, ma la possibilità di nidi migliori e i rifiuti, cibi essenziali per la sopravvivenza di questi volatili. Fulvio Fraticelli, direttore del Bioparco, lo zoo di Roma, spiega al Fatto quotidiano che i gabbiani sono predatori ed è naturale che assaltano piccoli uccelli, come passerotti e pettirossi:
“In realtà nessun predatore ha interesse a decimare le sue prede: c’è sempre un equilibrio”.
C’è poi una “colonia” di pappagalli da tenere d’occhio, scrive ancora Longo:
“A Villa Borghese, come in molti altri parchi verdi della capitale, si sono stabiliti negli ultimi anni stormi di parrocchetti, piccoli pappagalli verdi di origine esotica. Non sono rapaci, si nutrono di semi ed erbe. Ma sono molto gelosi del loro territorio e il loro sport preferito è l’assalto ai nidi delle specie più indifese. Non risulta, finora, che abbiano creato problemi in Vaticano”.
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