Wikileaks, ok all’estradizione negli Usa di Julian Assange da tribunale di Londra. Ora si attende il governo

La Westminster Magistrates’ Court di Londra  ha dato l’ok all’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti.

Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale (ritenuto scontato) al trasferimento dell’attivista australiano negli Usa, dove rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.

Il placet della ministra è previsto entro un termine massimo di 28 giorni. 

Wikileaks, da tribunale di Londra via libera all’estradizione negli Usa di Julian Assange 

L’ordine di estradizione nei confronti del fondatore di Wikileaks è stato emesso durante una breve udienza, durata solo sette minuti, dal giudice Paul Goldspring.

“In parole povere, ho il dovere di inviare il caso al ministro per una decisione”, ha affermato il magistrato.

Assange non era presente in aula ma collegato in videoconferenza dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso da tre anni.

Wikileaks, deciderà il ministro sull’estradizione di Assange negli Usa

Spetta a Patel la decisione finale sull’approvare il trasferimento negli Usa, che appare scontata se si pensa agli stretti rapporti di Londra con l’alleato americano.

E’ infatti del tutto improbabile che possa negarla ad esempio per una questione relativa ai diritti umani.

Resta la possibilità da parte dei legali di Assange di un ricorso all’Alta corte di Londra.

Le probabilità di successo sono però ridotte al minimo dopo il lungo iter legale della magistratura britannica e soprattutto dopo che il mese scorso la Corte suprema si era rifiutata di riesaminare il caso.

Londra, proteste contro l’estradizione di Assange negli Usa

Fuori dal tribunale di Westminster alcuni attivisti di Wikileaks hanno protestato chiedendo di non estradare l’attivista negli Usa.

Assange era riuscito a sposarsi il 23 marzo in carcere con l’avvocatessa sudafricana Stella Morris, la compagna che gli ha dato due figli durante il periodo d’asilo nell’ambasciata ecuadoriana, oggi presente all’udienza nello spazio dedicato al pubblico.  

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