”L’unico amico” che Julian Assange aveva da ragazzo, in una vita da nomade in giro per l’Australia insieme con la madre Claire, era un computer che lei gli aveva regalato a 13 anni. Per il quale aveva contratto ”una vera dipendenza”, che 12 anni dopo gli avrebbe fruttato una condanna per 24 reati di pirateria informatica. Dettagli inediti sugli anni dell’adolescenza del fondatore di Wikileaks, e sui suoi primi guai con la legge, emergono da documenti di un tribunale di Melbourne ottenuti dal quotidiano The Australian, che ne riferisce nell’edizione di oggi.
Nel 1991, usando un ”computer primitivo” il giovanissimo Julian aveva creato un programma che gli dava accesso a circa 11 mila computer collegati alla rete del colosso canadese delle comunicazioni Northern Telecom. Nel 1996 il tribunale della contea lo condannò ad un risarcimento di 2100 dollari australiani (circa 1500 euro) risparmiandogli il carcere, dopo aver riconosciuto che non aveva usato per guadagno personale le sue straordinarie abilità.
Il programma operava mettendo in circolazione milioni di numeri fino a centrare un obiettivo, ottenendo così più di 1000 password, con le quali Assange aveva mantenuto accesso regolare per diversi mesi ad oltre 100 dei computer della rete della Northern Telecom, prima che gli amministratori del sistema lo scoprissero.
I documenti del processo rivelano che da ragazzo Assange e la madre vivevano come nomadi, spostandosi di città in città mentre la madre cercava di sfuggire ad un violento ex fidanzato che li ha rincorsi per anni. Il ragazzo in quel periodo frequentò almeno 12 scuole, a volte solo per pochi mesi, creandosi ben poche amicizie, deriso come un emarginato, diventando un autodidatta dopo aver divorato libri specialmente di scienze, ma senza neanche arrivare a ottenere il diploma di maturità pur dimostrando un’intelligenza eccezionale.