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Wolff, il rabbino citato in giudizio perché ha trasformato la sua sinagoga in una discoteca

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Wolff, il rabbino citato in giudizio perché ha trasformato la sua sinagoga in una discoteca

NEW YORK – Yechezkel Wolff, rabbino di una storica sinagoga di Manhattan, avrebbe trasformato il luogo di culto in una discoteca e per questo è stato citato in giudizio da cinque membri della Congregazione Emunath Israel, che hanno chiesto un risarcimento di 21 milioni di dollari.

Secondo il New York Post, quando i fedeli si sono lamentati li avrebbe invitati “ad andare all’inferno”. La causa sarà discussa davanti alla Corte Suprema di Manhattan e in base alle accuse, sembra che il rabbino abbia rotto l’accordo in cui la sinagoga sulla West 23rd Street sarebbe stata affittata in cambio del pagamento di costi di gestione e delle riparazioni.

Nell’edificio che risale a 100 anni fa, Wolff pare abbia eliminato le vecchie panche e in inverno spento il riscaldamento con l’intento di “sbarazzarsi della congregazione”. 

Il rabbino è inoltre accusato di far utilizzare la sinagoga a troupe cinematografiche e per le mostre d’arte, aver tolto le targhe commemorative di ebrei morti nell’Olocausto perché non voleva che rovinassero le raccolte fondi.

Secondo i documenti legali, Wolff avrebbe affittato la sinagoga a persone che hanno organizzato feste da ballo con un volume della musica così forte al punto che i vicini hanno richiesto l’intervento della polizia. 

“Immagino che avere targhe commemorative di persone decedute non sia compatibile con l’affitto della sinagoga come discoteca” ha detto al Post Ira Glauber, una dei querelanti.

Il quotidiano statunitense ha ottenuto una registrazione in cui si sente il rabbino Wolff definire “pazzi” i cinque membri della Congregazione. 

“Non riesco a pensare a queste persone, dovrebbero andare tutte all’inferno”, i commenti nella registrazione mentre in un’altra sembra abbia detto che il consiglio della sinagoga avrebbe dovuto “togliersi dalle palle”.  

“Un rabbino che usa queste parole? Nella mia vita non ne ho mai sentito uno”, ha commentato la Glauber.

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