ROMA – E’ l’applicazione del momento, di sicuro la più chiacchierata e non solo perché sta imponendo lo standard della videoconferenza online: Zoom, dopo le inchieste americane sulle violazioni alla privacy, ha dovuto ammettere una fuga di dati verso la Cina.
Alcune riunioni tenute dai suoi utenti non cinesi – ha scoperto il Financial Times – potrebbero essere state “autorizzate a connettersi a server in Cina, dove non avrebbero dovuto essere in grado di connettersi”. Zoom, una società americana, ha ammesso l’incidente a causa di un errore. Per sbaglio i dati sono confluiti in due grandi data center cinesi per ovviare all’incredibile incremento del traffico digitale. Con il coronavirus la base quotidiana di clienti è passata dai 10 milioni di fine 2019 ai 200 milioni attuali.
Ma le registrazioni di migliaia di video conferenze fatte sulla piattaforma sono state addirittura esposte on line. Il Washington Post segnala chiamate scolastiche, sedute terapeutiche, riunioni d’affari e incontri privati. E va considerato che su Zoom si riuniscono membri del governo britannico.
Una causa intentata in California vuole dimostrare che Zoom ha divulgato dati privati a terzi come Facebook senza avvisare gli utenti. A New York, invece, l’app è sotto esame da parte dell’ufficio del procuratore generale Letitia James, sempre per le sue pratiche su privacy e sicurezza dei dati. (fonti la Repubblica, Ansa)