Mistero Orlandi, la commissione parlamentare d’inchiesta dunque si farà. Salutata, come vedremo, con entusiasmo farneticante da Alì Agca, famoso per avere sparato nell’81 a Papa Wojtyla.
Il 9 novembre è stata infatti approvata anche dal Senato. Prova eclatante che nel BelPaese si è passati dalla politica spettacolo allo spettacolo politica.
La commissione infatti nasce – incredibile ma vero – dalle suggestioni rilanciate alla grande, con le solite fuffe rivelatesi fasulle da decenni, dalla miniserie televisiva Vatican Girl, quattro puntate prodotte da Netflix e in onda l’ottobre dell’anno scorso su scala mondiale.
Con echi e polemiche a ondate che hanno surclassato “Chi l’ha visto?”, che pure del mistero Orlandi ha fatto il proprio cavallo da battaglia e la propria fortuna fin dal 2005.
Per l’esattezza, a settembre di quell’anno con la famosa telefonata anonima, ma guarda caso partita dalla Rai, che sparava la evidente panzana megagalattica di Emanuela Orlandi – sparita nell’83 – sepolta nella basilica romana di S. Apollinare nella stessa bara di Enrico De Pedis, ucciso il 2 febbraio 1990, cioè sette anni dopo. E presentato sempre, De Pedis, in tutte le salse come capo della Banda della Magliana nonostante sia morto incensurato.
Un tormentone, quello della strana coppia nella stessa bara, durato fino al maggio 2012: vale a dire, per ben sette anni!
Diciamo subito che ad almeno un promotore della commissione, come già a suo tempo all’ex parlamentare Valter Veltroni, ex pezzo grosso del PCI ed eredi, interessa più il mistero Orlandi che la possibilità di capire perché Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo, non venne liberato dalla squadra di poliziotti che arrivati a un isolato di distanza dalla “prigione del popolo” ricevettero l’ordine di tornare indietro.
Notizia, questa della mancata liberazione, che mi è stata rivelata da un sacerdote e che ho scritto nel mio libro Tangenti in confessionale. E confermata poi – inutilmente – al magistrato romano Franco Ionta. Che la riferì – altrettanto inutilmente – all’ultima commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro. Ma questo è un argomento che merita un articolo a sé. Articolo che, se vinco il disgusto e il senso di inutilità, scriverò quanto prima.
Altro pessimo segno, la commissione sul Mistero nasce alla faccia anche del monito di incostituzionalità sollevato dal presidente della repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia del Ventaglio dello scorso 27 luglio. Caso unico in Europa e Occidente, la commissione si sovrappone infatti a due inchieste giudiziarie in corso, una delle quali della stessa magistratura italiana, italiana esattamente come la commissione approvata. L’altra è condotta dalla magistratura del Vaticano.
Da notare che la nuova commissione sul Mistero parte già calpestando non solo in teoria, ma già anche in pratica, l’autonomia – e la dignità – della magistratura. La commissione infatti si occuperà anche della scomparsa di Mirella Gregori ritenendola collegata a quella di Emanuela Orlandi.
Eppure con la sua sentenza istruttoria di archiviazione il magistrato Adele Rando, giudice istruttore, ha specificato bene che i due casi NON sono collegati. A collegarli era stato infatti solo il lungo depistaggio del cosiddetto Americano, mitomane o colpevole della scomparsa di Emanuela spacciatosi per portavoce dei “rapitori”.
Rapitori che secondo l’Americano erano intenzionati a scambiare Emanuela con il terrorista turco Alì Agca, condannato all’ergastolo per avere attentato alla vita di Papa Wojtyla sparandogli due colpi di pistola in piazza S. Pietro.
Che le due scomparse non siano collegate lo dimostrano anche due particolari:
1) – della lunga lista di magistrati che si sono occupati dei due casi, unificati da Domenico Sica, NESSUNO ha mai trovato prove o anche solo indizi di collegamento. Del caso Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio ’83, un mese e mezzo prima della coetanea Emanuela, prima dell’unificazione di Sica s’è occupata all’inizio il magistrato Giuseppa Geremia.
Poi dopo Sica si sono occupati di entrambi i casi i magistrati Ilario Martella, Adele Rando, Giovanni Malerba, Italo Ormanni, Lucia Lotti, Andrea De Gasperis, Simona Maisto, Roberto Staffa e Giancarlo Capaldo. e NESSUNO di loro ha mai trovato collegamenti tra le due scomparse.
2) – In particolare Capaldo non risulta abbia fatto indagini sul caso Gregori. Si è limitato ad ascoltare i deliri auto accusatori e complottistico “vaticani” di Marco Fassoni Accetti. Finito nel cestino dei rifiuti giudiziari anche per decisione del giudice delle indagini preliminari Giovanni Giorgianni e della Cassazione.
In totale, dei 13 uffici giudiziari e magistrati intervenuti a vario titolo NESSUNO ha mai trovato collegamenti e neppure semplici indizi di collegamenti tra la scomparsa di Emanuela e quella di Mirella.
Ma in Italia, come abbiamo dovuto riconoscere e premettere, grazie a Vatican Girl di Netflix siamo ormai passati dalla politica spettacolo allo spettacolo politica. Come sempre avvenuto e avviene, anche Vatican Girl nomina Mirella solo di striscio, ma tanto è bastato per dar fuoco anche a queste polveri.
Echi e polemiche a ondate successive scatenate da Netflix, una cui ondata lo scorso aprile ha invaso a mo’ di tsunami il nostro parlamento, con discorsi declamati a petto in fuori tanto tranchant e apodittici quanto retorici e vacui, tra il quali si distingueva quello del deputato Carlo Calenda. Vale la pena riportare la sua sparata più forte e rumorosa:
“E’ oramai chiaro che il Vaticano sa perfettamente cosa è accaduto a questa povera ragazza di 15 anni. È dovere dello Stato italiano pretendere la verità. Il grado di protervia e arroganza delle gerarchie vaticane, anche davanti a prove documentali che attestano il coinvolgimento della Santa sede, è inaccettabile. Siamo uno Stato laico, non una comunità di vassalli della chiesa”.
Da cosa Calenda desuma quel “E’ ormai chiaro” non è chiaro a nessuno. In realtà però è chiarissimo: nasce dalla solita fuffa quarantennale rilanciata da Netflix e rafforzata nell’ultimo ventennio dallo strano accanimento di Pietro Orlandi contro il Vaticano e gli ultimi tre pontefici.
Lo stesso Pietro Orlandi di una vita in Vaticano come abitazione e – grazie alla scomparsa di Emanuela – anche come lavoro nella banca vaticana I. O. R.
Oltre che, infine, come abitazione in un bell’appartamento nella prestigiosa via della Conciliazione, a un tiro di sasso da piazza S. Pietro: appartamento proprietà di un ente o associazione facente comunque sempre capo al Vaticano.
Calenda figura come uno dei tre parlamentari che hanno lanciato per primi il grido di dolore affinché venisse istituita la commissione d’inchiesta, gli altri due sono il deputato del PD Roberto Morassut e la deputata del M5S Stefania Ascari.
In realtà però il primissimo ad avere l’idea è stato il deputato Filiberto Zaratti, di Alleanza Verdi e Sinistra. La commissione avrebbe dovuto occuparsi anche del giallo Cesaroni, cioè dell’uccisione in via Poma a Roma il 7 agosto 1990 della 20enne Simonetta Cesaroni. Poi però questo delitto rimasto anch’esso di autore ignoto è uscito dai radar parlamentari.
Su quali basi fasulle e addomesticate o, nel migliore dei casi, da quali smemoratezze nasca la commissione in questione lo dimostra ad abundantiam quanto dichiarato da Maria Vittoria Gregori, sorella di Mirella, a Vanity Fair, nome quanto mai appropriato per il mistero Orlandi ridotto a fiera e show delle vanità.
Domanda di Vanity Fair:
“Ma secondo voi ci sono dei collegamenti con il caso Orlandi? Circolava una foto di Mirella con il Papa: può esserci un legame?”
Risposta – incredibile – di Maria Vittoria Gregori:
“Chissà, potrebbe anche esserci, magari quella foto del Papa Wojtyła è un indizio”.
Risposta incredibile perché anche i sassi sanno, da ben 40 anni, che quella foto, pubblicata da Il Messaggero un mercoledì del dicembre ’82 e a fine luglio ’83 dal settimanale Panorama, null’altro era se non la foto che ritrae Wojtyla e Mirella nel corso dell’udienza concessa dal Papa alla scolaresca della scuola frequentata da Mirella.
Insomma, la solita foto ricordo: scattata per ognuna delle studentesse e per ognuno degli studenti dal solito fotografo delle udienze pubbliche di Wojtyla: Arturo Mari, storico fotografo di fiducia de “L’Osservatore Romano”, con studio a Borgo Pio, il piccolo quartiere romano di fronte a Porta S. Anna, porta di passaggio per entrare o uscire dal Vaticano.
Panorama nell’ultima settimana di luglio dedicò al caso Orlandi un servizio intitolato “Emanuela e le altre”, nel quale precisava che negli ultimi dieci anni in Italia erano scomparse senza lasciare tracce 13 mila persone, delle quali circa 2 mila minorenni.
Nel corso dell’anno precedente, 1982, nel solo Lazio erano spariti 104 minorenni, fra i quali Panorama riportava il caso della sedicenne romana Mirella Gregori, corredando l’articolo con la sua foto di fronte a Wojtyla. E saranno proprio quell’articolo e quella foto a indurre i sedicenti “rapitori” di Emanuela, che fino ad allora NON avevano mai nominato Mirella, ad affiancare i due casi spacciandoli entrambi per rapimenti pro Agca portati a termine da loro.
A riproporre il menù dei rapimenti collegati ci penserà 30 anni dopo il “reo confesso” fotografo Marco Fassoni Accetti.
Non più rapite dai Lupi Grigi per essere scambiate con Agca, ma dallo stesso Accetti per un finto rapimento di breve durata. Messinscena a che fine? Per ricattare prelati vaticani, peraltro mai nominati, nel quadro della lotta tra due loro fazioni.
Secondo il suo farneticare Emanuela e Mirella erano consenzienti. Il “rapimento” avrebbe dovuto essere breve, ma poi Accetti, consegnate le due ragazze a una “fazione”, non ha più saputo che fine hanno fatto. Ora però il parlamento con la creazione della commissione il piatto lasciato in tavola da Accetti lo ripropone, ripescandolo dalla spazzatura.
All’inizio di questo articolo abbiamo accennato all’entusiasmo delirante di Agca. Giudichi il lettore. Queste le sue dichiarazioni fresche fresche di giornata:
“Liberate Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, che da decenni sono ospitate in qualche convento di clausura. Cosi potrete liberare anche la vostra coscienza davanti Dio Eterno Onnipotente che conosce tutto perfettamente. Emanuela è il più grande mistero segreto del Vaticano impero, che dura da 2 mila anni. Un mistero dentro il cuore del mistero di Fatima e che viene da Emmanuel ad Emanuela, da Gerusalemme al Vaticano, dal primo apostolo Pietro all’ultimo, Pietro Orlandi”.
Peccato che nessuno ricordi che già vari anni fa Agca aveva promesso rumorosamente a Pietro che avrebbe riportato a casa Emanuela “prima della fine dell’estate”, dopo avere dichiarato “se qualcuno in Vaticano vuole, Emanuela ritorna a casa domani“ .
Tra tanto tifo ed entusiasmo merita di essere riportato il discorso di segno contrario fatto dall’onorevole Pierferdinando Casini:
“Il tema di fondo è che un Parlamento che rischia di essere espropriato giornalmente si va a prendere competenze che non gli spettano quando ci sono indagini giudiziarie in corso e il principio dell’autonomia della magistratura e anche della sua indipendenza, ma anche le sue prerogative di avere la responsabilità di un giudizio di questo tipo sono assolutamente insindacabili. […]
“Domani istituiremo una Commissione di inchiesta su un fatto drammatico che ha riguardato una famiglia e la sparizione di una ragazza quarant’anni fa. Ma voi pensate realisticamente che il Parlamento possa apportare delle novità sconvolgenti rispetto ad indagini giudiziarie che durano da anni e che sono state peraltro oggi rilanciate dall’autorità giudiziaria?
“Noi suppliamo a tutto questo con un errore oggi che si moltiplicherà domani in un altro errore. Voglio dire con chiarezza che voterò contro l’istituzione di queste Commissioni di inchiesta o non parteciperò al voto, perché ritengo che stiamo mettendo un’altra pietra nella delegittimazione dell’istituto parlamentare”.
Il 3 dicembre di tre anni fa, 2020, il ministero dell’Interno scriveva:
“Ogni mese spariscono in Italia 1600 persone: di un terzo non se ne sa più nulla. Dal 1974 ad oggi sono 64mila le persone che non sono mai state ritrovate. Al via una campagna informativa per ricordare il fenomeno”.
La campagna informativa (non solo) del ministero NON s’è mai vista. Embè, a Netflix e salotti televisivi vari non interessa nulla. Perciò, come si suol dire a Roma, ciccia!
Con due guerre alle porte e l’economia italiana alle prese con i problemi che ne derivano, i 20 senatori e 20 deputati che faranno parte della commissione andranno, come si suol dire, a caccia di farfalle sotto l’arco di Tito. Ma potranno farsi anche loro pubblicità gratis distribuendosi e partecipando nei salotti televisivi, nei giornali e nei cosiddetti social all’immancabile supplemento di infinite puntate e chiacchiere sul mistero Orlandi.
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