“Siamo in mezzo a guerre di religione, siamo oggetto di una guerra di religione”. E poi: ”Ci chiamano miscredenti, se non ci convertiamo all’Islam ci uccideranno. Qui a Monfalcone la comunità islamica conta più di 5.000 componenti su un totale di 30.000 abitanti, abbiamo paura”. Sere fa un cittadino del comune goriziano (Monfalcone è un noto polo portuale con una importante cantieristica navale, capintesta il gruppo Fincantieri) ha lanciato l’allarme su una rete Mediaset. Apriti cielo!
L’intervista choc è maturata in un clima di forti tensioni che si sono manifestate con l’arresto a Natale di un 27enne di origine turca, titolare a Monfalcone di due Kebab, accusato dalla Procura di Bologna di “far parte, a vario titolo, di una associazione terroristica dedita alla propaganda pro “Al Qaeda “ e “Stato islamico “ guidata da una ragazza pachistana residente a Bologna”. Il presunto terrorista faceva apertamente proselitismo, intonava canti jihadisti e lavorava per costruire una moschea in città. Detto questo è il caso di riannodare le fila.
Fino a poco tempo fa non si poteva parlare di guerre di religione. Lo scriveva (imbufalito) sul Corriere della Sera il sociologo e accademico Francesco Alberoni già nove anni fa, il 3 aprile 2016. Ed esortava: ”Difendiamo la nostra civiltà dalla guerra di religione degli Islamici”. Il tabù di tali guerre “è una espressione espulsa da tutti i giornali, da tutte le televisioni. Perché non se ne parla?”.
Oggi non è più così. Forse, addirittura, se ne parla anche troppo e talvolta pure a sproposito. Ma tant’è. Oggi nel mondo sono in corso 21 conflitti etnici e religiosi, dall’Afghanistan allo Yemen in testa a tutti il conflitto tra Israele e i Palestinesi.
L’Islam ha cominciato presto. Ha islamizzando quasi tutto l’impero romano e persiano. Fermato dalle mura di Bisanzio e dalla battaglia di Poitier, l’Islam ha continuato a espandersi all’esterno e a lottare al suo interno. Guerre di religione erano quelle di Tamerlano, quelle dei whabiti di Abdul Aziz Ibn Saud, quella dei talebani contro i Mujaheddin e quella del Califfato contro tutti gli infedeli. Anche gli atti terroristici degli islamisti sono atti di una guerra di religione. Noi per anni non abbiamo usato questa espressione perché non ci consideriamo una religione, ma una civiltà, un insieme di credenze, di valori, di modi di pensare, di vivere senza un riferimento trascendente. Anzi ci consideriamo “La Civiltà“, quella superiore intellettualmente, spiritualmente e moralmente.
Mille anni vissuti così, anni di guerre di religione cristiano-islamiche. Ricordiamo la battaglia del Kosovo, di Mhacs, di Lepanto e poi Vienna dove finalmente nel 1684 Giovanni Sobietzki ha sconfitto i turchi inalberando il ritratto della Madonna di Chestokova. Dopo questa decisiva vittoria religiosa, con l’illumnismo, il trionfo della scienza, il dominio dei mari, il colonialismo, l’idea di progresso, si è affermato il concetto di civiltà occidentale. Ora sembra tutto al capolinea. Ci sono studiosi come il francese Emmanuel Todd che in un recente saggio parla già della sconfitta dell’Occidente. Ma è proprio così?