La riforma scolastica promossa dal ministro Giuseppe Valditara segna un cambiamento significativo per il sistema educativo italiano. Definita dallo stesso ministro un “ritorno al futuro”, questa trasformazione introduce novità che sembrano richiamare metodi del passato, ma con uno sguardo proiettato al miglioramento della trasparenza e dell’efficacia della valutazione.
A partire dall’anno scolastico 2023/2024, le scuole primarie italiane (le elementari, ndr) abbandoneranno i giudizi descrittivi per adottare un sistema di valutazione sintetica. Ogni materia, inclusa l’Educazione civica, sarà valutata secondo una scala decrescente di sei livelli: Ottimo, Distinto, Buono, Discreto, Sufficiente e Non sufficiente. Le scuole avranno tempo fino alla fine dell’anno scolastico 2024/2025 per adeguarsi ai nuovi criteri e informare le famiglie sulle modifiche.
Le regole per la non ammissione alla classe successiva
Per i casi di non ammissione alla classe successiva, il consiglio di classe dovrà deliberare all’unanimità e solo in circostanze eccezionali, con motivazioni documentate. Spetta al collegio docenti stabilire i criteri, attivare strategie di recupero e proporre percorsi personalizzati per valorizzare le potenzialità degli alunni in difficoltà.
Secondo Giuseppe Valditara, la riforma rappresenta “un passo importante verso un sistema educativo più chiaro e trasparente”. I nuovi giudizi sintetici, secondo il ministro, agevoleranno la comunicazione tra scuole e famiglie, migliorando il monitoraggio del percorso formativo degli alunni.
Cosa rimane invariato
Non cambiano le modalità di valutazione del comportamento, né quelle degli insegnamenti di religione cattolica o delle attività alternative. Gli studenti con disabilità o DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento continueranno a essere valutati secondo i loro piani educativi personalizzati, Piano Educativo Individualizzato (Pei) o dal Piano Didattico Personalizzato (Pdp).