È stato assolto dalla corte di assise di Appello, a Torino, il ventiduenne Alex Cotoia processato con l’accusa di avere ucciso il padre Giuseppe Pompa a coltellate nel 2020 per difendere la madre nel corso dell’ennesima lite in famiglia. Il processo è stato ripetuto per decisione della Cassazione, che aveva annullato con rinvio una precedente sentenza di condanna a 6 anni e due mesi.
Alex, che ha deciso di rinunciare al cognome paterno per farsi chiamare Cotoia come la madre, dopo la sentenza ha abbracciato i suoi legali. Poi ha detto: “Sono ancora frastornato. Quando i giudici hanno letto la sentenza mi sono voltato verso i miei avvocati perché non sempre capisco cosa viene detto in queste aule. Ora devo metabolizzare, io metabolizzo sempre dopo. Festeggerò con Zoe, la mia cagnolina. Ora voglio trovare il mio posto nel mondo, che sia in Italia o all’estero”.
Alex uccise il padre con 34 coltellate
Alex Cotoia, oggi 22enne, uccise il 30 aprile del 2020 il padre Giuseppe Pompa, a Collegno in provincia di Torino. L’imputato usò sei coltelli. Inflisse al padre 34 coltellate, dopo l’ennesima aggressione della vittima verso la madre, donna maltrattata da anni dal marito. I giudici non hanno pronunciato la parola “assoluzione”, ma hanno detto di avere confermato la sentenza di primo grado, che risale al 24 novembre 2021.
L’avvocato generale Giancarlo Avenati Bassi, nel ribadire la propria richiesta di condanna a 6 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, aveva detto: “Infierire su un uomo agonizzante è ancora legittima difesa? Questa è la domanda a cui la difesa deve rispondere. Non è legittima difesa: è un caso di odio, non di paura”. Avevano invece insistito per l’assoluzione gli avvocati difensori del giovane, Enrico Grosso e Claudio Strata: “Alex lo ha detto chiaro, ‘non avevo alternative, vorrei essere morto io al posto di mio padre’. È sempre stato sincero”.