Negli ultimi sette giorni sono stati registrati sette nuovi casi di infezione da virus West Nile, portando il totale a 13 per l’anno corrente. Il bollettino dell’Istituto superiore di sanità (Iss) segnala anche il primo decesso di quest’anno attribuito al virus. I casi recenti sono stati rilevati nel periodo 18-24 luglio 2024 e comprendono diverse forme di infezione, tra cui quella neuroinvasiva e casi asintomatici identificati nei donatori di sangue. La maggior parte dei nuovi casi è concentrata in Emilia Romagna, ma sono state segnalate infezioni anche in altre regioni.
Tra i 13 casi confermati di infezione da West Nile in Italia, sette sono stati diagnosticati come neuroinvasivi, con casi in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Puglia, e uno importato dagli Stati Uniti. Inoltre, sono stati identificati quattro casi asintomatici in donatori di sangue e due casi di febbre, entrambi importati. Il primo caso umano autoctono è stato segnalato il 26 giugno in Emilia Romagna. L’unico decesso, avvenuto a Pordenone, ha riguardato una donna di 80 anni, considerata un caso autoctono poiché non aveva viaggiato di recente.
Il virus West Nile è trasmesso dalle zanzare del genere Culex e non si trasmette da persona a persona. Generalmente, la malattia è asintomatica o presenta sintomi leggeri come nausea, vomito, mal di testa e dolori muscolari. La trasmissione avviene principalmente attraverso la puntura di zanzare infette, che si contaminano pungendo uccelli infetti. Gli esseri umani e i cavalli sono ospiti occasionali e mostrano i sintomi della malattia, mentre gli uccelli sono il principale serbatoio del virus.
I sintomi del virus West Nile possono variare da infezioni asintomatiche a sintomi leggeri, con un’incubazione che va dai 2 ai 21 giorni, specialmente nei pazienti immunocompromessi. In rari casi, l’infezione può progredire a forme più gravi, come encefalite, che possono essere fatali. I casi gravi richiedono ricovero ospedaliero per cure adeguate. Non esiste una cura specifica per il virus West Nile, e l’immunità acquisita dopo la guarigione può durare a vita.
L’ultimo bollettino dell’Iss indica che la circolazione del virus West Nile interessa sei regioni italiane e 17 province, suggerendo una crescente problematica di salute pubblica. Con l’aumento della diffusione e la presenza del vettore, c’è una necessità urgente di sorveglianza. Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università Statale di Milano, sottolinea l’importanza di comunicare i rischi senza creare allarmismi, per responsabilizzare i cittadini e migliorare le misure di prevenzione.
Poiché non esistono vaccini contro il virus West Nile, la prevenzione si basa su misure per evitare le punture di zanzare, come l’uso di repellenti e zanzariere. È essenziale mantenere una vigilanza continua e adottare misure di protezione per ridurre il rischio di infezione. Le autorità sanitarie stanno intensificando gli sforzi per monitorare e contenere la diffusione del virus, e i cittadini sono invitati a prendere precauzioni per proteggersi dalle punture di zanzare e contribuire alla prevenzione dell’epidemia.
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