Non ha lanciato la bicicletta che ha gravemente ferito lo studente Mauro Glorioso la sera del 20 dicembre del 2023 dalla balaustra dei Murazzi di Torino, ma era presente al momento del gesto, definito dalla pm Livia Locci come il “gioco del male”. Sebbene non abbia partecipato attivamente, la ragazza non ha cercato di fermare i suoi amici e, nei giorni successivi, non ha denunciato quanto accaduto, pur sapendo che lo studente lottava tra la vita e la morte. Questa omissione è stata considerata decisiva dai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Torino, che l’hanno condannata a 16 anni di carcere per concorso in tentato omicidio, una pena severa che tiene conto delle aggravanti legate ai futili motivi e alla minorata difesa della vittima.
Alla lettura della sentenza, la giovane, oggi ventenne, è stata sopraffatta dall’angoscia, abbandonando la maschera d’impassibilità mostrata durante il processo. Dopo essersi accasciata in preda al panico, ha detto tra le lacrime: “Non è giusto, devo pagare, ma non così”. Sua sorella ha gridato disperata: “Stasera mia madre muore quando glielo dico”. La pena inflitta è la più alta tra quelle assegnate ai componenti del gruppo, ma la giovane, a differenza degli altri, aveva scelto il dibattimento nella speranza di dimostrare la sua estraneità al gesto.
La pm Locci ha ricostruito minuziosamente i fatti, basandosi su immagini di telecamere e testimonianze, dimostrando che la ragazza era vicina ai tre ragazzi che sollevarono e lanciarono la bicicletta da 23 chili. La Procura ha respinto l’idea di una “presenza passiva”, ritenendo che la ragazza abbia rafforzato l’intento criminoso rimanendo sul posto e non intervenendo.
Gli avvocati difensori di Sara hanno definito la sentenza “sproporzionata rispetto al ruolo dell’imputata”. La famiglia Glorioso, devastata, ha ribadito che nessuna decisione giudiziaria potrà mai restituire una qualità di vita accettabile a Mauro, segnato irreversibilmente dall’incidente. Il giovane ha lasciato Torino per tornare a vivere nella sua Palermo insieme ai genitori. Quel 21 gennaio 2023 è una data che non potrà mai scordare: da quel giorno il giovane è tetraplegico e costretto a muoversi su una sedia a rotelle.