Un recente caso di discriminazione ha scosso la comunità di Selva di Cadore. Il titolare dell’Hotel Garnì Ongaro, ha inviato un messaggio a una coppia israeliana di Tel Aviv, che aveva prenotato due notti tramite Booking, invitandola a cancellare la prenotazione con la motivazione che “gli israeliani, in quanto responsabili di genocidio, non sono ospiti graditi”. Secondo altre fonti, sembra che l’uomo abbia in seguito espresso, in modo ancora più esplicito, il suo invito a rinunciare all’ospitalità concordata, dicendo alla coppia di “non farsi vedere” in hotel.
La reazione delle istituzioni e la denuncia pubblica
Il caso è stato reso noto dal presidente della comunità ebraica di Venezia, Dario Calimani, attraverso i social media, dove il post ha suscitato sdegno e numerosi commenti di condanna. Stefano Casali, consigliere regionale veneto e avvocato vicino alla comunità italo-israeliana, ha definito l’episodio “estremamente preoccupante”, sottolineando come questo genere di discriminazioni sia un segno di rigurgiti antisemiti in Europa, da condannare fermamente.
Le reazioni delle autorità locali
Il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha dichiarato che è fondamentale non confondere il popolo israeliano con le azioni politiche del suo governo, ricordando come, in passato, personaggi come Shimon Peres abbiano lavorato per la pace tra israeliani e palestinesi. Ciambetti ha giudicato “sbagliata” la decisione dell’albergatore, sottolineando che non rappresenta il tradizionale spirito di accoglienza veneto.
Episodi simili e riflessioni
Non è il primo episodio di questo tipo in Cadore: già a luglio, un proprietario di appartamenti su Airbnb aveva negato l’ospitalità a una famiglia israeliana con gravi insulti antisemiti. Il portale Airbnb aveva poi bloccato l’account dell’host. L’accaduto di Selva di Cadore riporta l’attenzione sulla necessità di combattere ogni forma di intolleranza e discriminazione.