
(Foto Ansa)
A Ostia lo chiamano il “lungomuro”: una lunga distesa di stabilimenti balneari che, da decenni, copre la vista del mare. Il controllo dei “lidi” e la gestione delle concessioni sono da sempre al centro di polemiche, scontri politici e, inevitabilmente, affari locali. Nelle ultime ore una serie di incendi hanno colpito diverse di queste strutture. Dopo due roghi avvenuti l’altro ieri, tra la serata di ieri e la notte scorsa altri cinque stabilimenti sono stati interessati dalle fiamme. L’ipotesi più plausibile è che si tratti di incendi dolosi. E il tempismo degli episodi appare tutt’altro che casuale.
Proprio ieri, infatti, il Consiglio di Stato ha dato ragione al Campidoglio, confermando la validità del bando per l’affidamento delle concessioni degli stabilimenti sul litorale romano. Un bando che era stato inizialmente sospeso in via cautelativa dal TAR (il Tribunale Amministrativo Regionale), a seguito del ricorso presentato da alcuni concessionari. La vicenda è nota: i vecchi gestori si oppongono al nuovo bando, ritenendolo non idoneo o comunque svantaggioso per le loro attività. Il Comune, invece, punta a riorganizzare l’assegnazione delle concessioni.
Le spiagge, è bene ricordarlo, sono demanio pubblico e quindi di proprietà dello Stato, che le può poi affidare in gestione ai privati attraverso concessioni temporanee. In teoria, alla scadenza di queste concessioni, dovrebbe essere indetta una gara pubblica per riassegnarle. Nella pratica, però, l’affidamento ai soliti gestori ha spesso prevalso sulla logica della concorrenza. Questo d’altronde vale per le spiagge come ogni settore italico.
Da tempo il Comune di Roma ha deciso di cambiare rotta e nei mesi scorsi ha avviato una gara per il rinnovo delle concessioni degli stabilimenti del litorale. Una decisione che ha immediatamente scatenato la reazione dei balneari, i quali si sono rivolti al TAR, ottenendo la sospensione del bando. La partita, però, non si è chiusa lì. Il Campidoglio ha presentato ricorso e mercoledì scorso il Consiglio di Stato – il secondo grado della giustizia amministrativa – ha per ora ribaltato la decisione del TAR, riaffermando la validità della gara.