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Cosa sta succedendo in Libano e cosa cambia dopo l’attacco di Israele

Israele entra in Libano con operazioni militari “limitate per distruggere l’infrastruttura di Hezbollah che potrebbe essere utilizzata per minacciare i cittadini israeliani”. Operazioni che, secondo un portavoce del consiglio alla Sicurezza nazionale americano citato dai media Usa, sono “in linea con il diritto di Israele di difendere i propri cittadini e di riportare i civili nelle loro case in sicurezza”. Il portavoce Usa aggiunge: “Sappiamo che l’espansione della missione può essere un rischio e continueremo a discuterne con gli israeliani. E in definitiva, una risoluzione diplomatica è l’unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza durature lungo il confine tra Israele e Libano”.

Cosa potrebbe succedere ora

Israele ha quindi deciso effettivamente di entrare in Libano con truppe di terra continuando anche a bombardare con lo scopo di distruggere Hezbollah già in crisi dopo la morte del suo leader ed anche con l’obbiettivo di ridefinire i rapporti di forza nell’area. Quello però che si teme e che possa avvenire una escalation che coinvolga altri paesi. Si è parlato di un invio di truppe da parte dell’Iran. Ipotesi che, al momento, resta lontana.

Libano, 10 morti in seguito ai bombardamenti

Come detto non si tratta solo di un’incursione via terra: almeno 10 persone sono infatti morte e altre cinque sono rimaste ferite nella notte in seguito al bombardamento da parte dell’esercito israeliano di una casa nel villaggio di Daoudiya, nel sud del Libano. Lo riporta l’agenzia di stampa nazionale libanese (Nna) citata da Al Jazeera. Secondo l’agenzia tutte le vittime appartenevano alla stessa famiglia.

Gli Hezbollah hanno risposto con un lancio di missili intercettati dall’Aeronautica militare israeliana. I due razzi, dal Libano sono entrati nello spazio aereo del Paese nella zona dell’Alta Galilea. Un terzo ha violato lo spazio aereo israeliano nella zona di Baram ed è caduto in un’area aperta.  

Attacco israeliano in Libano
Cosa sta succedendo in Libano e cosa cambia dopo l’attacco di Israele (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Israele non si limita però a colpire solo il Libano. Come riportato dai media israeliani, almeno tre civili sono morti negli attacchi avvenuti vicino Damasco. Il ministero della Difesa siriano ha messo in evidenza che l’aggressione israeliana, effettuata con missile e droni, ha causato “la morte di tre civili, il ferimento di altri nove e provocato importanti danni materiali”. “I nostri sistemi di difesa aerea hanno intercettato la maggior parte dei missili e de i droni”, ha aggiunto il dicastero di Damasco, secondo quando riporta L’Orient-Le Jour.

“Israele ha attaccato la casa del leader delle Brigata al-Aqsa”

Aerei israeliani hanno effettuato anche un attacco con droni nel sud del Libano contro la casa di Mounir Maqdah, leader delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, il braccio armato di Fatah.

“Se l’Iran attacca Israele conseguenze serie”

Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha avuto una conversazione telefonica con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, durante la quale hanno discusso le operazioni israeliane e dello smantellare l’infrastruttura di attacco lungo il confine così che Hezbollah non possa condurre attacchi stile 7 ottobre fra le comunità del nord di Israele.

Austin “ha riaffermato che la soluzione diplomatica è necessaria per assicurare che i civili possano tornare in sicurezza nelle loro abitazioni”, si legge in una nota nella quale si precisa che il capo del Pentagono e Gallant hanno parlato delle “serie conseguenze per l’Iran nel caso in cui decidesse di lanciare un attacco diretto contro Israele”.

Sull’attacco israeliano in Libano è intervenuto anche il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha avuto una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri britannico David Lammy, durante la quale hanno discusso del “bisogno di una de-esclation delle tensioni in Medio Oriente e dell’importanza degli sforzi diplomatici”. Blinken e Lammy hanno riaffermato inoltre gli sforzi congiunti per risolvere il conflitto nella Striscia di Gaza raggiungendo un cessate il fuoco nell’enclave palestinese e riportare a casa gli ostaggi israeliani.

Sulla stessa linea dell’importanza degli sforzi diplomatici è la premier italiana Giorgia Meloni: “L’Italia continuerà a lavorare con i suoi alleati per la stabilizzazione del confine tra Israele e Libano e il ritorno degli sfollati alle proprie case. Una de-escalation a livello regionale è urgente e necessaria e l’Italia continuerà a fare la sua parte anche in qualità di presidente del G7”. Meloni ha aggiunto: “La protezione dei civili resta la priorità, così come garantire la sicurezza dei militari del contingente italiano Unifil presenti nel sud” del Paese.

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