Crescono i pericoli della rete, rischi in aumento per la generazione Z. Il digitale ci rende meno umani ed è una trappola per fragili (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Allarme, sono in aumento i pericoli della Rete. La tragedia di Perugia è un monito per chi frequenta il mondo di internet. Il “caso Prospero”, il 19enne abruzzese spinto ad uccidersi da un amico virtuale che su una chat Telegram ha seguito in diretta gli ultimi momenti della vita del giovane universitario (lo aveva incoraggiato ad ingerire un mix letale di farmaci oppioidi), è l’ultimo di una serie che sta flagellando soprattutto la generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010). Cioè la prima generazione che si è sviluppata potendo godere dell’accesso ad Internet sin dall’infanzia. Ergo, sono considerati avvezzi all’uso della tecnologia e dei social media, cosa che incide in modo significativo sul loro processo di socializzazione.
Questi ragazzi da poco più di vent’anni sono chiamati “nativi digitali”, termine inventato dallo scrittore statunitense Marc Prensky, un innovatore nel campo della educazione e dell’apprendimento. Ora di fronte ad una realtà sempre più complessa ed inquietante, di fronte ai rischi crescenti che corrono i nostri ragazzi prigionieri online, bisogna prendere provvedimenti urgenti. Partendo da alcune considerazioni.
Lo dicono tutti gli psicologi. E lo hanno ribadito a commento del caso Prospero. Il digitale ci sta rendendo sempre meno umani. Ed è molto pericolosa la rete soprattutto quando ci si affida ad amici virtuali. L’indagine dell’osservatorio Indifesa 2024 ha certificato che è in crescita il Cyberbullismo (56%) e che il 35,2% dei ragazzi è adescato da estranei. Il report ha inoltre certificato che 6 adolescenti su 10 sono vittime di violenza. Tremendo l’effetto che il Cyberbullismo ha sui ragazzi: il 75% di loro perde autostima e fiducia negli altri, il 45% si allontana dal resto dei coetanei e il 47% ha attacchi di panico.
Occorre una rete di supporto, un numero sempre attivo per chiedere aiuto in qualunque ore del giorno o della notte, un amico in carne ed ossa. Su online si trova facilmente di tutto: dai gruppi pro-anoressia a quelli che inneggiano alla morte. La tecnologia si inserisce perfettamente dove c’è una difficoltà o dove c’è una assenza.
È fondamentale cogliere i segnali di isolamento dei propri ragazzi. Le famiglie devono capire che lo smartphone non è un gioco e la rete non è un passatempo. Dice il dottor Lavenia, presidente della Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo: ”Bisogna abbandonare l’idea che i nostri figli, soprattutto i minori, abbiano diritto alla privacy. I nostri figli devono sapere che i genitori in qualsiasi momento possono entrare nel loro mondo, anche quello digitale. Chiediamo ai ragazzi come va la loro vita online, mettiamo dei limiti, sproniamo i ragazzi a uscire fuori, altrimenti avremo ragazzi sempre più chiusi nelle loro stanze, che non avranno voglia di vivere, facili prede delle dinamiche del web“. Concludendo: i genitori devono avere le competenze, altrimenti il gap tecnologico tra genitori e figli diventa relazionale.