Per qualche momento, racconta chi c’è, Alessandro Impagnatiello in aula ha pianto. Sul suo volto, dicono i cronisti presenti, è scesa qualche lacrima.
Alessandro Impagnatiello cioè colui che, raccontano le cronache e gli investigatori, prima cercò online come uccidere la fidanzata, poi tentò maldestramente di avvelenarla con del topicida e poi alla fine la colpì e la uccise con 37 coltellate. La fidanzata, Giulia Tramontano, piccolo dettaglio, era incinta al settimo mese di gravidanza e solo qualche tempo prima aveva scoperto che il fidanzato aveva un’amante.
Ma non è finita qui. Non contento dopo l’omicidio lo stesso Impagnatiello tentò anche di dare fuoco al corpo di Giulia almeno due volte: una nella vasca da bagno e l’altra in garage. Quando Giulia non si trovava poi, Impagnatiello si presentò dai Carabinieri dicendo proprio di non sapere dove fosse la sua ragazza.
Soltanto alla fine, messo alle strette, trovate anche delle tracce di sangue nella sua auto, Impagnatiello, dopo aver prima detto che aveva solo aiutato Giulia a morire non si sa bene in che modo, confessò e fece trovare anche il corpo della ragazza. Il corpo, per la cronaca, fu trovato abbandonato e coperto da qualche busta di plastica. Ecco: ora Alessandro Impagnatiello, a processo per tutto questo, piange e chiede scusa.
“Sono stato preso – dice – da qualcosa che risulterà sempre inspiegabile”. “Quel giorno – continua – ho distrutto il bambino che ero pronto ad accogliere”. Non c’è molto altro da aggiungere.