Il decreto in vigore dal 3 gennaio  - varato dall’esecutivo, firmato da Mattarella - infiamma  Il decreto in vigore dal 3 gennaio  - varato dall’esecutivo, firmato da Mattarella - infiamma 

Allarme immigrazione, scontro Ong-Governo, Ue pilatesca: Roma studia come agire da sola, pronto il Piano B

Immigrazione, Befana di tensioni: ancora sbarchi. E polemiche. Scontro frontale  Ong-Governo.

Il decreto in vigore dal 3 gennaio  – varato dall’esecutivo, firmato da Mattarella – infiamma  i samaritani delle navi ambulanza, altrimenti dette “taxi del mare”.

Non va giù la svolta che disciplina flussi migratori e la immigrazione e impone odiosi divieti (ad esempio i “soccorsi multipli”).  Si temono multe salate e dannose confische. Chiedono “a tutti i membri del Parlamento”  di fermare il decreto.

Consegnato un comunicato anti-regolamentazione firmato dalle Ong che da tempo sfidano le leggi italiane. In testa Emergency, Medici senza frontiere, Iuventa Crew, Mare Liberum, Open Arms, Sea-Whatch. Il nuovo testo cerca di evitare il Far West degli ultimi anni.

Il Governo fa notare che oltre 2.500 sbarchi nei primi sei giorni del 2023 sono un problema serio. E l’Europa? Come Pilato. Non giudica i contenuti del decreto. Si limita a dire che “ salvare vite in mare è un obbligo morale e un dovere legale”.

L’Italia non nega certo i salvataggi. Tuttavia il dossier migratorio resta caldissimo. In attesa del consiglio straordinario a Bruxelles ( 9/10 febbraio) l’ Italia studia come agire da sola. Pronto un piano B in tre punti.
Eccolo.

1) rafforzare le capacità di Tunisia, Egitto e Libia per garantire una migliore gestione delle frontiere e della migrazione. Il governo vuole invertire l’ondata migratoria che in un anno ha registrato 105.000 sbarchi.

2) creare, con l’appoggio delle agenzie dell’ONU, dei veri hotspot in paesi come la Tunisia in modo da selezionare chi ha il diritto di entrare regolarmente in Italia e rimpatriare gli altri. L’obiettivo di Roma è un codice di condotta europeo per le Ong che continuano a farla da padroni appellandosi alla UE.

3) rafforzare il meccanismo volontario di solidarietà e della Tabella di marcia congiunta che attualmente fa acqua da tutte le parti .

Dunque tutto è rinviato all’appuntamento di febbraio a Bruxelles.

L’Italia è intenzionata a fare sul serio. Cioè a portare avanti l’Action Plan come la Spagna col Marocco.

Il Viminale non molla. Vuole difendere il decreto a tutti i costi e così superare l’eredità di sostanziale immobilismo sul dossier migratorio della gestione Lamorgese.

Di più: le parole del rappresentante svedese in UE circa le difficoltà di chiudere l’accordo sui ricollocamenti entro quest’anno hanno rappresentato una doccia gelata per l’Italia e anche di questo bisognerà discutere.

Gestione cookie