L’alluvione in Emilia Romagna è stata innescata dalla siccità: dopo circa due anni di precipitazioni molto scarse il suolo si è disidratato e indurito al punto da essere ricoperto da una sorta di crosta rigida e impermeabile alle piogge abbondanti degli ultimi due giorni.
E’ quanto osserva Luca Brocca, dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
“A monte delle zone in cui ci sono stati gli allagamenti è piovuto molto, oltre 200 millimetri di pioggia nell’arco di un giorno e mezzo. Con questi quantitativi, c’è da aspettarsi problema ovunque, eccetto che in Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove le piogge sono più frequenti e il terreno è abituato a riceverle”, rileva l’esperto dell’Irpi-Cnr. “Le piogge abbondanti sono arrivate “a valle di periodi prolungati di siccità, che nel Nord Italia sono durati ogni due anni”. In questa situazione, prosegue Brocca, “il suolo è diventato più rigido, al punto che la pioggia non si infiltra più facilmente, come è accaduto recentemente anche nelle Marche”. Accanto alla rigidità del suolo e alle precipitazioni abbondanti, la rottura degli argini è la terza causa degli allagamenti improvvisi: “da anni stiamo studiando la fragilità degli argini, spesso dovuta a strutture compromesse da tane e cunicoli scavati dagli animali”.
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