Dopo Forlì, Faenza, Cesena e Lugo tocca ora a Ravenna essere l’epicentro della disastrosa alluvione che da tre giorni sconvolge i nove Comuni della Bassa Romagna. La città dal pomeriggio di ieri, venerdì 19 maggio, è totalmente circondata dall’acqua. Molti i quartieri sommersi, oltre 27mila le persone sfollate, o barricate nei piani alti degli edifici. La statale Adriatica è ridotta a un fiume: il traffico paralizzato stenta a contrastare la corrente.
Al momento la superficie di territorio del Comune di Ravenna evacuata è pari a 10.873 ettari, cioè circa il 16% dell’intero territorio comunale, per una popolazione residente di 14.220 persone (pari a circa il 9% del totale). Nelle scorse quattro notti il sistema di accoglienza messo in campo, spiega il Comune, ha fatto registrare 1.200 pernottamenti in 60 strutture alberghiere; mentre per quanto riguarda gli hub di protezione civile, si sono avvicendate quasi 3.000 persone.
“È il giorno peggiore – il grido del sindaco Michele De Pascale – non sappiamo se e dove riusciremo a fermare l’acqua. Per tutti è obbligatorio abbandonare le proprie case fino al termine dell’emergenza”. Migliaia di abitanti, a bordo di gommoni, trattori e fino a dove possibile in pullman, raggiungono i centri d’accoglienza aperti nel PalaCosta e al museo Classis. Venti le strade interrotte attorno alla città. Evacuate le frazioni di Piangipane, Santerno, Borgo Faina, Fornace Zarattini e Case Sparse, oltre al paese di Russi.
“È un’emergenza unica nel suo genere – dice il prefetto Castrese De Rosa – e senza precedenti. Nel fine settimana resta l’allarme rosso, chiediamo alla popolazione di restare ai piani alti delle case, di non muoversi e specie di non usare l’auto”. Appello vano: migliaia le persone che si mettono al volante per portare in salvo i propri mezzi sui viadotti. Nel quartiere Serraglio, tra via Canalazzo, via Canali e il sottopasso Sant’Antonio, il livello più alto della piena, superiore al metro. Per salvarsi Ravenna prova anche ad alzare un muro tra sé e la piena che precipita dall’entroterra verso l’Adriatico.
Sale a più di 36.600 il numero delle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dell’alluvione in Emilia-Romagna. La maggior parte, 27.775, nel ravennate, poi 4.830 in provincia di Forlì-Cesena e 4.012 nel bolognese. Sono 4.963 (di cui 3.652 nel ravennate, 798 nel bolognese, 509 nel forlivese-cesenate e 4 nel riminese) le persone accolte in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre.
Poco dopo le 6:30 sull’A14 Bologna-Taranto è stato riaperto, con un’ora e mezzo di anticipo rispetto a quanto programmato, il tratto compreso tra Faenza e Forlì, rendendo disponibili al traffico due corsie in entrambe le direzioni. La chiusura si era resa necessaria per permettere alla task force di Autostrade di proseguire nella notte e velocizzare il ripristino dei danni causati dalle alluvioni.
L’Arera ha approvato un provvedimento d’urgenza che sospende il pagamento di bollette e avvisi di pagamento di acqua, rifiuti luce e gas (compresi il Gpl e altri gas distribuiti per mezzo di reti canalizzate) a favore delle popolazioni dell’Emilia-Romagna. La delibera riguarda tutte le utenze nei Comuni danneggiati dagli eventi calamitosi dal 1° maggio, inclusi i peggioramenti degli ultimi giorni.
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