L’alluvione in Emilia-Romagna potrebbe avere tra le sue conseguenze indirette anche quella di aver smosso ordigni bellici, come le bombe inesplose, trasportandole lungo la corrente. A mettere in guardia da questo pericolo è un’informativa della Prefettura di Forlì-Cesena, valida per tutto il territorio regionale.
C’è il rischio che le inondazioni abbiano trasportato o fatto emergere residuati bellici, che possono risultare potenzialmente pericolosi se rimossi o manomessi o coperti con oggetti o altri materiali. Per questo si raccomanda, in caso di rinvenimento di tali oggetti, di avvertire subito la Questura o l’Arma dei Carabinieri e di stare il più lontano possibile dall’ordigno.
Ad oggi, fa sapere Ravenna Today, “sono stati ritrovati sei ordigni bellici, messi in sicurezza dai Militari che operano per la bonifica”. Per questo, “il Prefetto di Ravenna raccomanda vivamente i cittadini ad adottare la massima prudenza in relazione al concreto rischio che vengano rinvenuti residuati bellici emersi in seguito alle inondazioni”. Per ovviare a tale problema è stata avviata una specifica campagna di sensibilizzazione sui rischi correlati a tali ordigni.
Come si legge su un testo disponibili sul sito del Ministero dell’Interno: “Il sottosuolo del nostro Paese, metaforicamente parlando, è ancora in guerra. Gli artificieri, sub specie quelli del Genio Civile e quelli di altre forze militari, compiono ogni anno circa 3000 interventi, con una media di oltre 8 al giorno, per disinnescare i residuati esplosivi dei passati conflitti armati che hanno coinvolto il nostro territorio da almeno 60 anni”.
“Ad oggi non ci sono solo bombe della Seconda o addirittura della Prima Guerra Mondiale, come bombe d’aereo anche di grandi dimensioni, ma innumerevoli sono anche piccoli residuati abbandonati da sconosciuti: frequente è infatti il rinvenimento di bombe a mano, granate di artiglieria e cartucciame vario, sicuramente dal potenziale esplosivo minore rispetto ad una bomba d’aereo, ma non meno letale”.
“Si tratta infatti di residuati bellici che ancor oggi rischiano di esplodere e provocare feriti o vittime in un Paese che, di siffatta produzione, ha fatto in passato un fiore all’occhiello della sua produzione industriale, ma che, ad oggi, non appare fra quelli più esposti al pericolo mine”.