Andrea Papi ucciso da un orso in Trentino. La famiglia del runner di 26 anni è stato aggredito nei giorni scorsi nei boschi sopra Caldes. Ora la sua famiglia ha annunciato l’intenzione di denunciare la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per aver reintrodotto gli orsi in Trentino.
Lo riporta il T quotidiano, citando la madre del giovane. La famiglia, dopo l’esito dell’autopsia che ha confermato la morte a causa dell’aggressione, si è già affidata a dei legali. L’intenzione è contestare le modalità con cui è stato messo in campo il progetto Life Ursus, senza un referendum consultivo tra la popolazione della zona.
Il progetto Life Ursus ha portato alla reintroduzione, in Trentino, degli orsi. Progetto che ora in molti chiedono che venga cancellato o almeno rivisto. I primi a parlarne sono i capigruppo della Lega in commissione ambiente alla Camera, Gianpiero Zinzi, e al Senato, Tilde Minasi, assieme alla deputata Vanessa Cattoi e alla senatrice Elena Testor. Che in una nota congiunta scrivono: “Quella avvenuta a Caldes è una tragedia annunciata e l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ndr) è il primo che deve salire sul banco degli imputati. La Provincia di Trento aveva chiesto di poter intervenire con urgenza nei confronti dei grandi carnivori problematici e la necessità di realizzare al più presto un piano di contenimento degli orsi visto il numero diventato ormai eccessivo rispetto alla morfologia del territorio. Ispra, invece, si è sempre messa di traverso”.
Prosegue la nota: “L’istituto ministeriale non ha minimamente preso in considerazione le proposte della Provincia che cercavano di rispondere alle necessità del territorio, ma addirittura ha cercato di ostacolare l’avvio del piano di sperimentazione proponendo dei criteri che non sono per nulla applicabili in Trentino. Di fatto, ad oggi, Ispra non tutela la sicurezza dei cittadini. Siamo di fronte a una serie infinita di burocrati che non prendono decisioni, se ne lavano le mani e quella che ci va di mezzo è la vita delle persone”, proseguono i parlamentari. Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, a margine di una riunione tenutasi al Palazzo del Governo di Trento ha voluto rassicurare i parlamentari della Lega: “Abbiamo avuto già rassicurazioni da parte Ispra di dell’accoglimento di queste richieste. Con questi numeri il progetto Life Ursus non può durare”, ha aggiunto Fugatti.
Le associazioni animaliste prendono intanto posizione contro l’ordinanza di abbattimento dell’orso responsabile dell’aggressione di Andrea Papi. L’Oipa, in una nota, invita alla calma, auspicando che “le istituzioni non ricorrano alla barbarie dell’occhio per occhio, dente per dente”. “Dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002, e oggi se ne contano circa 100. Ma l’intento iniziale si è ribaltato e dalla protezione si sta passando all’uccisione”, commenta il responsabile per la Fauna selvatica dell’Oipa, Alessandro PIacenza.
“Se il risultato di tanto sforzo è questo, tanto valeva che quello stanziamento di denaro pubblico fosse investito altrove”, aggiunge, in riferimento al progetto Life Ursus. Secondo l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), occorre “andare a fondo nelle indagini e ricostruire quanto accaduto”. Papi – prosegue l’associazione in una nota – “si sarebbe difeso con un bastone e questo potrebbe aver provocato la reazione dell’orso”. Intanto sui social si moltiplicano i messaggi contro gli abbattimenti e a favore degli orsi. “L’orso non passeggia in città, così l’uomo si cerchi un altro posto dove andare a correre”, scrive un utente. Un altro afferma: “Come mai accadono solo in Trentino? Anche in Abruzzo ci sono gli orsi, ma non accade nulla”. “Boicottiamo il Trentino: sicuramente nel voler uccidere tutti gli orsi c’è il motivo economico”, si legge ancora tra i commenti.
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