Gli annegamenti sono la terza causa di morte nel mondo, per persone sotto i 15 anni di età. A dirlo sono i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Italia annegano circa 400 persone ogni anno, come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità in un report diffuso lo scorso luglio, e per un bambino possono essere rischiosi anche pochi centimetri d’acqua.
In Francia, nel 2003, proprio per prevenire gli annegamenti nelle piscine private è stata promulgata la legge Raffarin che richiede l’installazione di dispositivi di sicurezza. Il fine è quello di impedire l’accesso non autorizzato nella vasca specialmente ai più piccoli. In Italia, invece, non c’è una norma che prevede l’obbligo di strumenti salvavita.
Come spiegato dal Gruppo Fluidra, leader mondiale nel settore, per prevenire gli annegamenti è necessario, innanzitutto, insegnare ai bambini a nuotare: bisogna investire in questo. Occorre, inoltre, maggiore sorveglianza diretta e andrebbero coinvolte anche le associazioni di categoria per sensibilizzare le persone. Oggi, in Italia, “si è più attenti alla qualità dell’acqua” che all’accesso accidentale – soprattutto dei più piccoli – in piscina. I sistemi di pulizia, infatti, sono i prodotti più richiesti.
Alcuni degli strumenti utilizzati in Francia per prevenire gli annegamenti sono i sensori, le barre di sicurezza e le coperture. L’allarme con rilevamento a immersione avvenuta funziona, ad esempio, con un braccialetto. Quando il bimbo lo immerge, l’unità base viene avvisata. Esistono, poi, apparecchi che possono essere installati sotto la superficie. L’allarme, in questo caso, viene attivato quando si verifica un cambiamento nella pressione dell’acqua.
Esiste anche un rilevatore delle onde che funziona grazie a un sensore che si estende o galleggia in piscina. Il moto dell’acqua attiva l’allarme. Vengono utilizzate, inoltre, le coperture scorrevoli – che possono coprire in parte o totalmente la piscina – e quelle con le barre di sicurezza per impedire l’accesso accidentale. Occorre, quindi, essere consapevoli del rischio che corrono soprattutto i più piccoli anche in pochi centimetri.
L’ultima morte in piscina in Italia risale al 3 luglio scorso. Un bambino di due anni, in provincia di Modena, sarebbe entrato autonomamente nella vasca dove è annegato. Il primo ad accorgersene sarebbe stato il papà. Dal 2015 al 2019, in Italia, ci sono stati oltre 2mila incidenti in acqua, 1209 di questi sono stati fatali. A riportare questi dati è stato sempre l’Iss nel report presentato lo scorso luglio a Vienna, durante l’EU Safety Conference, in occasione della Giornata mondiale della prevenzione dell’annegamento che si tiene il 25 del mese.
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