Tra il 2020 e il 2022 il 24% degli ultra sessantacinquenni italiani – vale a dire oltre tre milioni – ha rinunciato almeno a una visita medica o un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno.
Se nel 2020 la principale ragione di rinuncia erano le chiusure degli studi medici legate alla pandemia o la paura del contagio, nel 2022 sono state le liste d’attesa. Sono i dati che emergono da un’analisi dei dati del sistema di sorveglianza Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’analisi si basa sui dati raccolti nel biennio 2021-2022. Dalla sorveglianza emerge che il 24% degli intervistati dichiara di aver rinunciato, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ad almeno una visita medica o un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno.
La rinuncia alle cure è più grave nelle fasce sociali svantaggiate, in cui raggiunge il 37%. Nel complesso, il 31% ha dichiarato di aver rinunciato per timore del contagio da SarsCoV2.
Il 22% per la sospensione del servizio e/o chiusura dello studio medico a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.
Il 36% per le liste di attesa; il 7% per difficoltà nel raggiungere la struttura o per scomodità degli orari proposti. Infine il 5% degli anziani riferisce che la rinuncia è stata determinata dai costi elevati e non sostenibili.
Le motivazioni che hanno portato alla rinuncia, tuttavia, hanno subito cambiamenti nel corso dei tre anni analizzati. La sospensione dei servizi o la chiusura degli studi medici a causa della pandemia è stata indicata come motivazione nel 45% dei casi nel 2020.
Ma scende al 31% nel 2021 e al 13% nel 2022; il timore del contagio da SarsCoV2, indicato nel 9% dei casi nel 2020, passa al 17% nel 2021, e scende al 7% nel 2022. Al contrario, le liste di attesa passano dal 10% nel 2020 al 23% nel 2021 e raggiungono il 49% nel 2022.