Un’occlusione intestinale scambiata dai medici per una gastroenterite ha provocato, nel 2020, la morte di una bambina di 4 anni e mezzo all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Poco più di due anni dopo il Tribunale del capoluogo emiliano ha condannato per omicidio colposo un pediatra, un radiologo e un chirurgo, e i giudici riconobbero che la bimba perse la vita a causa delle sottovalutazioni commesse dai sanitari.
Come ricorda il Corriere della Sera, per la sua mamma e i suoi familiari la battaglia legale è tutt’altro che finita. L’ospedale Sant’Orsola, infatti, nel procedimento civile instaurato per quantificare l’entità del risarcimento, ha chiesto al giudice di tenere in considerazione la capacità di reagire della mamma della bambina perché, a distanza di un anno dalla morte della figlia, ha intrapreso una nuova gravidanza. “Dicono che io starei bene perché ho avuto un altro figlio, quindi il mio dolore e il mio risarcimento deve essere contenuto. Quando è arrivato quest’atto dai legali del Sant’Orsola i miei avvocati civilisti Pierpaolo Mazzoli e Marco Ferrari mi hanno chiamato e mi hanno detto di leggerlo con calma, sapevano che mi avrebbe fatto male. Sono profondamente ferita”, ha dichiarato la mamma della vittima.
“Non ho più entusiasmo per nulla, per fortuna ho ancora un lavoro – ha detto la mamma -, ma ho fatto riunioni in lacrime, e ogni nuovo giorno che devo affrontare è un giorno in più senza la mia bambina. Avere un altro figlio è stata una gioia immensa ma segnata dal dolore, perché il lutto non passa, la mia vita è comunque distrutta e non dovrei neanche giustificarmi, ma le argomentazioni portate dal Sant’Orsola mi hanno fatta sentire come se dovessi giustificarmi per la nascita di mio figlio”, ha affermato intervistata dal Corriere.
Per la vicenda venne aperta anche un’inchiesta bis da parte del pm Marco Imperato: sei sanitari tra medici e infermieri vennero accusati di favoreggiamento personale, falso ideologico e omissione di soccorso per le dichiarazioni rese dopo la morte della bambina e le annotazioni fatte sulla cartella clinica. Quattro indagati sono stati prosciolti ma un altro medico e un’infermiera sono a processo.
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