Berlusconi e la lunga storia con i giudici. Oltre 30 i processi, una sola condanna definitiva: quella per il caso della compravendita dei diritti tv Mediaset. Era il 2013 e intervistato da due giornalisti inglesi il premier Silvio Berlusconi dichiarò: “Per fare il magistrato devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche”, perché “se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi”.
Berlusconi e la lunga storia con i giudici
Parole di fuoco e non certo le uniche nello scontro, tra Silvio Berlusconi e la magistratura alla quale il cavaliere riservò epiteti pesanti come “toghe rosse” di cui si dichiarava “vittima”, un perseguitato. Un muro contro muro che ebbe anche momenti di distensione. Ci fu una ormai storica stretta di mano, con tanto di flash dei fotografi, tra il leader di Forza Italia e la sua antagonista in toga, Ilda Boccassini, nel 2012 al processo Ruby. Processo nel quale in primo grado fu condannato a 7 anni per poi portare a casa un’assoluzione definitiva nel 2015. Pure qualche sorriso in quell’occasione in cui si trovò di fronte “Ilda la Rossa”, appellativo legato al colore dei capelli ma anche utilizzato dai detrattori proprio perché si occupò di diversi processi a carico di Berlusconi, dai casi Sme e lodo Imi-Sir fino all’affaire delle serate a luci rosse ad Arcore.
E una stretta di mano c’era stata pure nel ’99, ai funerali del senatore a vita Leo Valiani, tra il Cavaliere e Gerardo D’Ambrosio a capo della Procura di Milano, mentre era in corso l’inchiesta sul Lodo Mondadori .
Berlusconi e i giudici, la partita giudiziaria con la Procura di Milano
Anche se non sono mancate indagini e processi in altre sedi, da Bari a Firenze passando per Roma, la vera partita giudiziaria Berlusconi l’ha giocata contro la Procura di Milano, l’unica ad incassare una condanna a suo carico, qt. Il conflitto ha avuto come inizio una data precisa, il 22 novembre 1994, giorno in cui l’allora capo del Governo, mentre presiedeva a Napoli la Conferenza delle Nazioni Unite sulla criminalità transnazionale, ricevette un invito a comparire dai pm che stavano indagando sulle tangenti alla Guardia di Finanza.
Da lì una valanga di inchieste, processi, scambi di accuse, scontri frontali. ”Non mi dimetto neanche per sogno – reagì subito -. Non credo che nessun tribunale al mondo mi possa condannare perché mi chiamo Silvio Berlusconi. Se lo facessero sarebbe una sentenza politica, un atto sovversivo”. Altro pezzo di storia, dall’altro lato della barricata, fu il “resistere resistere resistere” che l’allora procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli pronunciò il 12 gennaio 2002 contro le riforme del secondo governo Berlusconi.
La prima condanna nel 90: giurò il falso a riguardo della sua iscrizione alla P2
Cavaliere che, comunque, aveva già rischiato una prima condanna nel ’90.La Corte d’Appello di Venezia lo dichiarò colpevole di aver giurato il falso a proposito della sua iscrizione alla loggia P2. Il reato, però, fu dichiarato estinto per amnistia. L’imputato Berlusconi, tra l’altro, oltrepassò anche i confini nazionali, perché per violazione della legge antitrust e frode fiscale in merito all’attività di Telecinco subì un processo persino in Spagna, finito con un’assoluzione. Tuttavia, come rappresentazione plastica della lotta infinita resta l’immagine del gruppo dei suoi, i parlamentari del Pdl con in testa Angelino Alfano, che entrano, l’11 marzo 2013, nel Palazzo di Giustizia di Milano, arrivando fino davanti all’aula in cui era in corso il processo Ruby. Sette anni prima l’allora capo del Governo aveva definito “magistrati indegni che con i soldi degli italiani tramano contro il premier” i pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, titolari all’epoca dell’inchiesta Mills. Il primo lo querelò e solo lo scorso gennaio la Cassazione ha confermato la condanna per Berlusconi a risarcirlo con 50mila euro. Il secondo no, ma coordinò l’indagine Mediaset finita con la sua condanna.
Il 16 settembre 2021, infine, il leader azzurro tornò ad attaccare la magistratura con toni che non metteva in campo da tempo. Si scagliò contro la perizia disposta dai giudici del Ruby ter per accertare le sue condizioni di salute e la sua capacità di partecipare al processo, dopo tante istanze di legittimo impedimento. La rifiutò con una lettera ritenendo quella valutazione anche psichiatrica “lesiva della mia storia e della mia onorabilità”. Meno di due anni dopo, a metà febbraio scorso, quando fu assolto dagli stessi giudici disse: “Sono stato finalmente assolto dopo più di undici anni di sofferenze, di fango e di danni politici incalcolabili, perché ho avuto la fortuna di essere giudicato da Magistrati che hanno saputo mantenersi indipendenti, imparziali e corretti di fronte alle accuse infondate”.
Sono più di 30 i processi subiti da Silvio Belusconi
Supera di gran lunga quota 30 il numero dei processi in cui Silvio Berlusconi è stato imputato. Concorso in strage, falso in bilancio alla concussione, fino al vilipendio all’ordine giudiziario e alla prostituzione minorile. Eccetto uno in cui è stato condannato, tutti gli altri si sono chiusi o con il non doversi procedere per prescrizione o assoluzione. Oppure con un’archiviazione o il proscioglimento in fase di indagine o in udienza preliminare.
Facendo un quadro della storia giudiziaria del leader di Forza Italia, l’unica condanna diventata definitiva è del 2013: 4 anni di carcere, 3 dei quali coperti da indulto, per la frode fiscale da 7,3 milioni di euro commessa con la compravendita dei diritti tv Mediaset quando era presidente del Consiglio.
Condanna che lo ha costretto a chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali di 10 mesi e mezzo, al netto dello sconto per la liberazione anticipata, e lo ha portato alla decadenza da senatore per via della Legge Severino. La sua incandidabilità è durata sei anni, fino a quando, nel 2018, il Tribunale di Sorveglianza lo ha riabilitato.
Gli altri processi invece hanno seguito strade diverse: alcuni sono terminati con l’archiviazione o il proscioglimento già in fase di indagine preliminare, come è accaduto in quelli in cui il suo nome è stato accomunato alla mafia (escluso quello che era ancora in fase di indagine a Firenze) o nel caso Mediatrade.
Oppure con l’assoluzione con formule qualche volta piena oppure dubitativa, come per uno degli episodi di corruzione contestati nel caso Sme/Ariosto. O con la prescrizione, complice sia la tecnica dilatoria usata dalla sua difesa o dai legali dei suoi coimputati, sia la concessione delle attenuanti generiche, sia qualche norma come la ex Cirielli.
Sul curriculum giudiziario di Berlusconi sono intervenute anche amnistie che, per esempio, hanno cancellato una presunta appropriazione indebita per la vicenda della villa di Macherio. Oltre alla difficile causa di separazione e divorzio da Veronica Lario, i processi più odiosi per Silvio Berlusconi sono stati, non tanto quelli sulla ipotizzata corruzione delle toghe (per il Lodo Mondadori ha versato alla Cir di De Benedetti quasi 500 milioni di euro) o sulla compravendita dei senatori, ma quelli che hanno riguardato gli scandali sessuali, ossia quello che era ancora in corso per induzione a mentire nell’ambito del caso “escort” di Bari e il caso Ruby.
E’ uscito con una assoluzione piena e definitiva nel filone in cui rispondeva di prostituzione minorile e concussione ed è stato scagionato anche nei processi di Siena, Roma e Milano in cui era accusato di aver pagato le sue giovani testimoni e alcuni dei suoi ospiti per raccontare ai giudici che quelle che erano andate in scena ad Arcore erano solo cene eleganti e non feste hard.
Per quelle stesse accuse, infatti, anche i giudici milanesi a metà dello scorso febbraio nella tranche principale lo hanno assolto, assieme a Karima El Mahroug, l’ex Ruby Rubacuori, e a una schiera di cosiddette ex olgettine, per una questione giuridica che ha cancellato qualsiasi giudizio nel merito e ha reso un reato, la contestata corruzione in atti giudiziari, impossibile da configurare.
Forse dovresti anche sapere che…